Secondo i giudici Viviana Parisi e il piccolo Gioele sarebbero morti per un caso di omicidio-suicidio. Un anno fa il ritrovamento dei cadaveri di mamma e figlio.
Viviana Parisi, la deejay 41enne trovata morta l’8 agosto dello scorso anno nei boschi di Caronia (Messina), “si è uccisa lanciandosi dal traliccio” ai piedi del quale è stata ritrovata priva di vita, probabilmente dopo aver strangolato il figlio Gioele, di soli 4 anni, poi ritrovato a breve distanza 11 giorni dopo. Questa la conclusione cui sono giunti i magistrati che si sono occupati della drammatica vicenda.
L’epilogo della drammatica vicenda di Viviana Parisi e Gioele
A un anno dai tragici fatti, dunque, e sulla base del responso dei medici legali, la Procura di Patti (Messina), che coordina l’inchiesta sulla morte di Viviana Parisi e del piccolo Gioele, ha chiesto al gip l’archiviazione. Le perizie avevano infatti attribuito la morte di madre e figlio a un omicidio-suicidio scaturito dal timore, da parte di Viviana, che il marito potesse portarle via il bambino.
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Agli atti dell’inchiesta sono finiti in particolare alcuni sms tra Viviana e suo marito, Daniele Mondello, che confermerebbero uno stato di turbamento della donna. “Curati, hai rovinato la famiglia” scrive tra l’altro l’uomo alla consorte. E in un’altra circostanza lei gli aveva gridato: “Abbiamo consegnato i nostri figli al demonio”. A detta del criminologo Massimo Picozzi, Viviana “soffriva di una patologia psicotica e aveva manie di persecuzione” da almeno un paio d’anni.
Stando alla ricostruzione dei pm, le indagini hanno dimostrato come Viviana, “subito dopo l’incidente in galleria, una volta uscita dall’autovettura e recuperato Gioele, si sia volontariamente allontanata insieme al suo bambino dalla sede autostradale, nascondendosi tra la fitta vegetazione esistente sul bordo autostrada, non rispondendo ai richiami delle persone che pure la stavano cercando”. Nel frattempo la Procura ha autorizzato la restituzione delle salme alla famiglia per la celebrazione dei funerali, dopo che per quasi un anno erano rimaste a disposizione dell’autorità legale.