Vittorio Sgarbi ha deciso di testimoniare la propria lotta contro il tumore al fine di dare coraggio a chiunque si trovi in questa difficile situazione.
Siamo abituati a vedere e sentire Vittorio Sgarbi in tutta la sua verve e durezza. L’onorevole non è un uomo che utilizza mezze misure o che si trattiene per cercare conciliazione e dialogo, quando ha da contraddire qualcuno lo fa con veemenza, risultando alle volte pesante nei giudizi e nella scelta di parole. Questo suo modo di esprimersi schietto e duro fa parte certamente della sua personalità, ma è anche acuito dal personaggio che ormai ha creato a livello mediatico.
Ci sono lati di Sgarbi che sicuramente non emergono pubblicamente e che solo chi gli sta accanto tutti i giorni, nei momenti più difficili, ha il privilegio di conoscere. In questo 2021 l’onorevole ha parlato più volte della sua lotta contro il tumore. Lo ha fatto senza voler ricercare consenso o compassione, ma per dare prova a chiunque si trovi a dover lottare per la vita che la diagnosi non è la fine, è l’inizio di una lotta che si può anche vincere:
“Ho provato la sofferenza fisica di chi combatte questo male, ma voglio dire che dal cancro si può guarire. Per questo, a chi sta affrontando una sfida come questa, dico: resistere, resistere, resistere! In culo alla balena. E alle capre”.
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Vittorio Sgarbi, la riconoscenza verso chi gli è stato accanto durante la lotta al tumore
Le parole che vi abbiamo mostrato sopra sono parte del messaggio che Vittorio Sgarbi ha condiviso su Facebook lo scorso 6 giugno, quando ha ricevuto la notizia che la sua lotta contro quel male si era conclusa positivamente. Non vi si trova traccia di animosità, né di veemenza, solo la gioia di poter dire che l’incubo è finito e che da quell’incubo in molti possono emergere vincitori. La citazione delle “Capre” è ormai un marchio di fabbrica del personaggio pubblico, qualcosa con cui viene identificato e che scrive in maniera ironica.
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Nel messaggio infatti c’è spazio solo per la riconoscenza nei confronti di chi lo ha aiutato nel momento probabilmente più difficile della sua vita, sia a livello morale che a livello medico: “È stata dura, ma alla fine è andato tutto bene. Ringrazio quanti si sono presi cura di me (non faccio nomi perché l’elenco sarebbe lungo) e in particolare i medici e gli infermieri del reparto di Oncologia dell’ospedale Regina Elena di Roma”.