Svolta nelle indagini sulla Tragedia del Mottarone: sono stati arrestati tre testimoni, tra cui anche il proprietario dell’impianto.
Proseguono senza sosta le indagini sull’incidente della funivia sul Mottarone che è costato la vita a 14 persone. Gli investigatori stanno cercando di capire come sia stato possibile che la funivia si sia schiantata ed hanno ipotizzato che una causa possa essere la mancata o comunque la corretta manutenzione. Per questo motivo è stato anche ipotizzato il reato di omicidio colposo plurimo.
Durante l’esame della scena i Carabinieri di Stresa hanno infatti notato che c’era qualcosa che non andava sulla funivia. A quanto pare c’era la presenza del forchettone: un componente che serve a tenere aperte le ganasce dei freni e che in caso di utilizzo della cabina va rimosso.
Tragedia sul Mottarone: arrestate tre persone, tra cui il proprietario dell’impianto
Sulle funivie vanno fatti controlli giornalieri e settimanali, utili a verificarne la stabilità, la sicurezza ed il corretto funzionamento. Ad occuparsi della manutenzione ordinaria dell’impianto è una società privata gestita da Nerini. Proprio la società che si occupa della sicurezza dell’impianto è stata contattata dai Carabinieri per cercare di capire se il lavoro fosse stato svolto correttamente. In totale sono stati contattati dall’azienda 6 testimoni, tra cui anche il proprietario della società.
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A meno di 48 ore dall’inizio delle indagini tre di loro sono stati posti in arresto. A quanto pare durante gli interrogatori le loro posizioni si sono aggravate e si è ritenuta necessaria la misura cautelare. Questa mattina il quotidiano online ‘Open‘ ha rivelato che i tre arrestati hanno ammesso la scelta di lasciare il forchettone e dunque disattivare i freni della cabina. Pare infatti che questi fossero a conoscenza di anomalie sul funzionamento della funivia che avrebbero richiesto la chiusura dell’impianto. Tuttavia per evitare di interrompere il servizio avrebbero deciso di lasciare la forchetta ed evitare che la cabina si bloccasse durante il percorso.
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Sul sito si leggono le parole del procuratore Bossi, la quale ha detto: “uno sviluppo consequenziale, molto grave e inquietante, agli accertamenti che abbiamo svolto. Nella convinzione che mai si sarebbe potuto verificare una rottura del cavo si è corso il rischio che ha purtroppo poi determinato l’esito fatale”.