Il procuratore ha chiesto nuovamente l’archiviazione del caso Sissy Trovato Mazza: non sono emerse prove di una possibile aggressione.
La morte di Sissy Trovato Mazza, giovane agente della Polizia Penitenziaria trovata in fin di vita in uno degli ascensori dell’Ospedale civile di Venezia e deceduta dopo anni di coma nel gennaio del 2019, è stata in questi anni al centro di un’indagine tesa a comprendere cosa sia successo quel giorno. La ragazza, nativa di Reggio Calabria, si trovava in servizio al penitenziario femminile ‘Giudecca’ di Venezia.
Secondo la ricostruzione effettuata dagli inquirenti Sissy era stata mandata a sincerarsi delle condizioni di una detenuta piantonata all’ospedale e nell’ascensore si trovava da sola. Dunque l’ipotesi è che l’agente si sia tolta la vita. Tuttavia i genitori della ragazza non hanno mai creduto a questa versione dei fatti, ed hanno spinto affinché s’indagasse su una possibile aggressione. Qualche giorno prima, infatti, Sissi aveva denunciato episodi di violenza nella struttura in cui prestava servizio. Per loro, dunque, potrebbe essere stato inscenato il suicidio per metterla a tacere.
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Sissy Trovato Mazza, il procuratore incaricato del caso chiede l’archiviazione
Al fine di vagliare qualsiasi ipotesi, la procura di Venezia ha indagato sulla vicenda, cercando di capire se vi fosse stata istigazione al suicidio o un’aggressione. Secondo quanto emerso dalla ricostruzione all’interno dell’ascensore non c’era nessuno, dunque non vi sono prove a sostegno dell’ipotesi che qualcuno abbia premuto il grilletto al posto suo. Il procuratore a capo dell’indagine ha escluso anche l’eventualità dell’istigazione al suicidio per mancanza di prove a supporto e concluso: “In quell’ascensore c’era solo Sissy. La detenuta che ha riferito di alcune aggressioni e del cambio di turno all’ultimo minuto è poco attendibile. Il cellulare dell’agente è rimasto sempre nell’armadietto”.
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Sulla base di questa ricostruzione, dunque, il procuratore ritiene che Sissy abbia compiuto il gesto estremo e chiede per la terza volta l’archiviazione del caso. Ci sono infatti indizi che portano a pensare che l’agente stesse vivendo un momento personale delicato e fosse molto fragile. Da tempo viveva una relazione con un’altra donna e pare che da tempo le chiedesse di renderla pubblica. Sissy dunque si trovava schiacciata tra la voglia di vivere liberamente la propria omosessualità ed il timore di rivelarla. Per gli inquirenti l’agente, schiacciata da quel peso, avrebbe commesso il gesto estremo. Una ricostruzione a cui i genitori si sono sempre opposti.