Roberta Capua trattiene a stento le lacrime durante l’ultima puntata di Estate in Diretta, parlando di un caso di cronaca nera.
Procede l’impegno di Gianluca Semprini e Roberta Capua ad Estate in Diretta. Il programma sostituisce la storica trasmissione di informazione ‘La Vita in Diretta’, presentando un taglio un po’ più leggero, ma non trascurando i fatti di cronaca di maggiore importanza. Nella puntata di ieri, dunque, non si poteva tralasciare di dare l’aggiornamento sul caso Marco Vannini, il bagnino di Ladispoli ucciso in casa della fidanzata Martina dal padre della ragazza, Antonio Ciontoli.
Il giorno prima, infatti, la Corte di Cassazione ha pubblicato le motivazioni della sentenza di condanna per tutta la famiglia Ciontoli. Antonio, autore materiale dell’omicidio, è stato condannato per Omicidio volontario con dolo eventuale, mentre la moglie e i due figli sono stati condannati per concorso anomalo in omicidio. Un caso di cronaca nera che per sei anni ha tenuto tutta Italia sulle spine e che alla fine ha concesso ai genitori del ragazzo di ottenere giustizia.
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Roberta Capua si commuove parlando del caso Vannini
Nell’introdurre il servizio sulle motivazioni della sentenza, Roberta Capua trattiene a stento le lacrime mentre dice: “Marco poteva essere salvato ma purtroppo in quella casa nessuno fece nulla per aiutarlo. Mi vengono i brividi!”. Recuperata compostezza, ma con gli occhi sempre lucidi, Roberta cita la madre del ragazzo ucciso nel 2015: “La madre ha commentato la sentenza dicendo che finalmente viene affermato quanto loro hanno sostenuto per tutto questo tempo”.
Nelle motivazioni, infatti, vengono smentite una volta per tutte le versioni dei Ciontoli, i quali hanno sostenuto di non aver capito la gravità dell’accaduto e di non aver nemmeno capito che fosse partito un colpo di pistola. Antonio Ciontoli ha persino dichiarato che il giovane non avrebbe chiesto aiuto e dunque non abbia fatto capire loro la gravità della ferita.
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Una versione totalmente incongruente con la ricostruzione dei fatti, come sottolineato dai giudici della Corte Suprema: “La condotta di Antonio Ciontoli fu non solo assolutamente anti doverosa ma caratterizzata da pervicacia e spietatezza, anche nel nascondere quanto realmente accaduto, sicché appare del tutto irragionevole prospettare, come fa la difesa, che egli avesse in cuor suo sperato che Marco Vannini non sarebbe morto”.