Ancora cambiamenti in vista sul fronte delle pensioni: ecco tutte le opzioni possibili dal prossimo anno, da Quota 102 al ritorno della Fornero.
Il nuovo governo che nascerà dalle prossime elezioni non avrà il tempo di introdurre i correttivi alla legge Fornero, per cui prorogherà almeno per tutto il 2023 l’ormai ben nota Quota 102 (64 anni di età anagrafica e 38 anni di contributi), ferma restando la validità di una serie di norme che consentiranno il pensionamento senza l’applicazione della legge Fornero. Vediamo tutto nel dettaglio.
Tutte le novità nel cantiere delle pensioni
Chiariamo subito che fino a dicembre 2024 resta la possibilità di andare in pensione a 67 anni, senza alcun adeguamento all’aspettativa di vita, con soli 20 anni di contribuzione al sistema pensionistico obbligatorio, dunque con “quota 87”.
Si potrà poi continuare ad andare in pensione con 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva (41 anni e 10 mesi per le donne) senza adeguamenti all’aspettativa di vita fino al 2026, a prescindere dall’età anagrafica: trattasi delle cosiddette pensioni anticipate che consentono la quiescenza con 5 mesi di sconto rispetto alla legge Fornero, che per l’anno prossimo prevedrebbe 43 anni e 3-4 mesi per gli uomini e un anno in meno per le donne.
Quanto ai lavoratori “precoci”, che possono far valere 12 mesi di contribuzione effettiva antecedente al 19° anno di età e che si trovano in condizioni simili a quelle di “Ape Social”. Resta inoltre la possibilità di accedere anticipatamente alla pensione attraverso l’isopensione, che consente un anticipo fino a un massimo di 4 anni (7 anni fino al 2023), con costi e contributi figurativi interamente a carico delle aziende con più di 15 dipendenti. Anziché 67 anni con 20 anni di contributi (quota 87), ci si potrà mettere a riposo con quota 80. E sarà possibile anticipare la pensione di 5 anni per tutto il 2023 anche con i contratti di espansione, con oneri totalmente a carico delle imprese con almeno 50 dipendenti.
Non solo. I cosiddetti fondi esubero o di solidarietà oggi in vigore per le banche e le assicurazioni potrebbero essere utilizzati da industria, commercio, servizi, artigianato e agricoltura. Il fondo per l’industria farmaceutica istituito da Farmindustria e sindacati, per esempio, prevede un anticipo è di 5 anni rispetto ai requisiti di pensionamento, quindi anche in questo caso 37 anni e 10 mesi per i maschi e 36 anni e 10 mesi per le donne indipendentemente dall’età anagrafica o quota 82 (62 anni di età e 20 di contributi), o quota 87 (62 anni e 35 di contributi).
Tra le probabili proroghe per il 2023, inoltre, quella di “opzione donna” e dell’Ape social, i cui beneficiari sono i disoccupati (anche da contratti a tempo determinato), i caregivers cioè coloro che si prendono cura da almeno 6 mesi di una persona convivente con handicap o non autosufficiente e i lavoratori con un grado di invalidità pari o superiore al 74%. Per tali categorie i requisiti sono 63 anni di età e 30 di contributi, quindi quota 93; invece per i cosiddetti “lavori gravosi” è possibile il pensionamento con 63 anni di età e 36 anni di contributi (dunque quota 99).