Pensioni. Ci sono nuovi cambiamenti in vista ma non ci sono ancora troppe certezze. Ecco quali sono le ipotesi più probabili.
Si continua a parlare di pensioni. Le ipotesi sono tante e non si sa ancora da quale parte propenderà il governo. L’unica certezza sembra essere l’addio definitivo a quota 100.
Al momento ci sono due proposte sul tavolo. Un anticipo di tre anni e due mesi con un taglio massimo del 12% oppure la possibilità di staccare un anno e quattro mesi prima un assegno più basso dell’8%.
Pensioni: ecco cosa succederà nel 2022
Un quadro più chiaro della situazione è stato realizzato da Progetica per “L’economia”. Le simulazioni possono dare un’idea di cosa potrebbe succedere nel 2022 quando scadrà Quota 100. Se non ci saranno interventi da gennaio 2002 si dovrà andare in pensione a 67 anni oppure in modo anticipato. In questo caso si parla di 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e di 41 anni e 10 mesi per le donne.
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Si tratterebbe di un cambiamento decisamente brusco che andrebbe a formare uno scalone non indifferente. E’ per questo motivo che molti esperti sono sicuri che verranno introdotti dei correttivi. La prima ipotesi è quella di Quota 102 che prevede 64 anni di età e 38 di contributi. Un’altra soluzione è rappresentata da Quota 41 dove ci sarebbe solamente un mino di anni di contributi a prescindere dall’età.
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Gli esperti sono altrettanto sicuri che ci sarà una proroga di Ape sociale e Opzione donna. Entrambe scadranno il 31 dicembre 2021, ma quasi sicuramente verranno rinnovate. Il primo riguarda un sistema pensionistico per determinati lavoratori che hanno 63 anni e dai 30 ai 36 di contributi. La seconda permette il pensionamento alle lavoratrici con 35 anni di contributi e 58 o 59 anni di età. Questa opzione comporta però un taglio oneroso della pensione.
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A pochi mesi da queste scadenze nessuno sa ancora quali siano le decisione del governo. In base alle simulazioni parrebbe che Quota 102 permetta di anticipare fino a 3 anni, pena la rinuncia del 11% della pensione. Quota 41 avrebbe invece un calo dell’assegno di circa l’8% ma con poche differenze tra uomini e donne.