Sono passati oramai 20 anni dal delitto di Arce in cui perse la vita Serena Mollicone: cerchiamo di capire che cosa accadde effettivamente
Sono passati già più di vent’anni da quel 1° giugno 2001, giorno in cui Serena Mollicone – una ragazza di 18 anni di Arce in provincia di Frosinone – scomparve. Il suo corpo venne ritrovato senza vita due giorni dopo a Fontecupa, località vicino Fontana Liri. Nonostante i tanti anni passati e i sospettati siano stati molteplici, ancora ci si domanda chi siano i colpevoli di questo efferato delitto. L’unica cosa certa uscita dagli accertamenti del RIS è che la giovane è stata uccisa nella caserma dei carabinieri di Arce: infatti dei cinque indagati, tre erano carabinieri. Tragedia nella tragedia; il padre della ragazza non potrà mai vedere gli assassini di sua figlia dietro le sbarre perché è venuto a mancare nel maggio del 2020. In seguito ad un infarto avuto nel novembre del 2019, l’uomo è finito in coma all’ospedale Spaziani di Frosinone.
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All’epoca della sua scomparsa, Serena Mollicone aveva solamente 18 anni e frequentava l’ultimo anno del liceo socio-psicopedagogico a Sora. Viveva da sola con il padre Guglielmo: la madre era morta quando lei aveva solamente sei anni e la sorella maggiore, Consuelo, si era trasferita a Como per lavorare come maestra elementare. Serena, inoltre, da alcuni mesi si frequentava con Michele Fioretti, un ragazzo di 26 anni. Il giorno della sua scomparsa, la diciottenne era andata all’ospedale di Isola del Liri per un esame radiografico. Dopo questa visita sappiamo per certo essere andata in panetteria vicino alla stazione, quindi si pensa che abbia preso un autobus per tornare verso Arce. L’ultima volta che è stata vista, si trovava nella piazza centrale del paese. Sarebbe dovuta tornare a casa, visti una serie di impegni pomeridiani, ma non se ne seppe più nulla.
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Due giorni dopo il cadavere di Serena Venne ritrovato a 8 km da Arce, in posizione supina e coperto di rami e foglie, nascosto dietro un contenitore di metallo. Il corpo presentava chiari segni di agonia: mani e piedi legati, la testa dentro un sacchetto di plastica con naso e bocca coperti da nastro adesivo. Gli inquirenti vennero a sapere dal brigadiere Santino Tuzi che il giorno della scomparsa di Serena una ragazza, probabilmente lei, entrò in caserma. Lì rimase almeno fino alle 14.30, orario di smonto del carabiniere. Ancora oggi non si capisce come Serena sia finita all’interno della Caserma dei carabinieri di Arce, né cosa sia accaduto dopo la sua scomparsa. Tuzi si suicidò nell’aprile del 2008, aggiungendo ulteriore mistero alla vicenda. Si spera che prima o poi si riesca a far luce sul delitto di Arce.
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