Svolta nelle indagini sull’omicidio di Nada Cella: Annalucia Cecere è finita sotto indagine a distanza di 25 anni.
Tra i tanti casi irrisolti che ci sono stati in questi anni in Italia, probabilmente quello che riguarda Nada Cella è quello che grida maggiormente vendetta. La ragazza è stata uccisa nel 1996 nello studio commercialista di Chiavari nel quale lavorava come segretaria. All’epoca dei fatti le indagini si sono concentrate sul datore di lavoro, Marco Soracco, e sulla sua anziana madre. Entrambi hanno sempre dato l’impressione agli investigatori che sapessero qualcosa che non volevano dire, ma alla fine non sono mai state trovate delle prove che confermassero questi sospetti.
In questi 25 anni, la Procura di Genova ha provato a riaprire le indagini sul caso in cinque differenti occasioni. C’è sempre stata la sensazione che le indagini sul caso siano state fatte in maniera sommaria e che qualcosa fosse sfuggito. Tuttavia fino ad ora, ogni volta il caso veniva archiviato per insufficienza di prove. A riportare l’attenzione sulla morte di Nada Cella è stata Antonella Pesce Delfino, donna laureata in veterinaria e psicologia che di recente ha deciso di prendere una specializzazione in criminologia e per la sua tesi si è interessata al caso irrisolto riguardante la segretaria uccisa.
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Omicidio Nada Cella: la procura indaga su Annalucia Cecere dopo 25 anni
Determinata a trovare una soluzione al caso perché convinta che le investigazioni fossero state fatte in maniera sommaria, Antonella ha cominciato a studiare tutti i documenti del caso per trovare qualcosa che era sfuggito agli inquirenti. Dopo diverso tempo si è convinta di aver trovato finalmente il bandolo della matassa ed ha contattato la madre di Nada, Silvana Smaniotto, e le ha chiesto di farle compagnia dal procuratore capo di Genova Francesco Cozzi per presentare la sua ipotesi sul caso della figlia.
Silvana, da oltre vent’anni alla ricerca di giustizia e convinta dalla passione di Antonella, ha accettato. Al procuratore la criminologa ha mostrato il verbale redatto dai Carabinieri, facendo notare che c’erano le testimonianze di un mendicante e di una persona vicina alla famiglia Sarocco che indicavano Annalucia Cecere come possibile sospettata. Il mendicante aveva detto di averla vista uscire dal palazzo prima dell’arrivo delle forze dell’ordine, mentre l’amico di famiglia aveva raccontato come Annalucia avesse un debole per Sarocco e volesse prendere il posto di Nada come segretaria per stargli accanto.
La criminologa ha fatto notare al procuratore capo di Genova come queste testimonianze siano state sottovalutate perché ritenute non rilevanti. La tesi offerta dalla Pesce Delfino ha convinto Cozzi, il quale le ha dato pieno accesso ai fascicoli del caso. Dopo tre mesi di studio, la criminologa si è detta ancora più sicura della sua tesi: non solo Annalucia aveva chiesto un consulto ad un avvocato il giorno prima della perquisizione dei Carabinieri, ma in casa sua sono stati trovati bottoni simili a quelli presenti sulla scena del delitto.
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Tanto è bastato per convincere la procura a riaprire nuovamente il caso ed iscrivere nel registro degli indagati la Cecere come principale sospettata per l’omicidio di Nada Cella. Iscritti nel registro degli indagati sono anche Marco Soracco e la madre con l’accusa di aver fornito falsa testimonianza ed aver quindi depistato le indagini.