A 14 anni dall’omicidio di Chiara Poggi e a 6 dalla condanna, Alberto Stasi è intenzionato a chiedere il lavoro esterno.
Il 13 agosto del 2007, una domenica estiva come tante altri, veniva uccisa nella sua casa di Garlasco (Pavia) Chiara Poggi, un’impiegata di 26 anni laureata in Economia. Il caso ha subito attirato una forte attenzione mediatica, e sin da subito si è sospettato del fidanzato Alberto Stasi (all’epoca 24enne). A chiamare i carabinieri fu proprio il giovane, sostenendo di aver trovato il corpo senza vita della fidanzata.
La sua versione non fu mai creduta in primo luogo perché secondo la ricostruzione l’assassino era una persona che aveva molta confidenza con Chiara, visto che gli ha aperto in pigiama. Inoltre il fatto che non vi fossero tracce di sangue né sulle scarpe né sui vestiti del ragazzo e che non vi fossero impronte sul pavimento, ha fatto pensare agli inquirenti che Stasi avesse pulito i vestiti e la casa per non fare trovare tracce.
Dunque, nonostante l’arma del delitto non sia stata mai trovata, Alberto Stasi è rimasto l’unico indiziato. Il ragazzo è stato assolto in primo e secondo grado, ma la Corte di Cassazione ha annullato le sentenze e richiesto un nuovo processo d’appello. La nuova corte d’appello ha condannato a 16 anni di carcere Stasi per omicidio volontario, sentenza confermata dalla Corte Suprema nel 2015.
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Alberto Stasi vorrebbe lavorare fuori dal carcere di Bollate
Sono passati 6 anni dalla condanna definitiva di Alberto Stasi, un periodo di tempo in cui il giovane non ha mai ammesso di aver commesso l’omicidio ed anzi ha tentato in due occasioni di chiedere la revisione della condanna senza successo. Adesso pare che sia intenzionato a fare richiesta per poter lavorare fuori dal carcere. Dopo sei anni di reclusione infatti sono maturati i termini per fare una simile richiesta.
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A confermare la volontà è stato il suo legale, Laura Panciroli, che sulla questione ha risposto al ‘Corriere della Sera’: “È un’ipotesi e i termini per chiederlo sono ormai maturati. Il problema è trovare un lavoro adeguato, corretto, in un contesto protetto, vista anche l’esposizione mediatica che ha avuto tutta la vicenda. Sono in corso valutazioni, nella prospettiva della rieducazione e del reinserimento sociale. Ovviamente, se ci sarà una richiesta, dovrà poi essere valutata dal tribunale di sorveglianza”.