Sono già due anni da quando è scomparsa Nadia Toffa, la Iena piena di passione che con grande ironia ha fatto appassionare moltissimi fan.
Due anni fa, 13 agosto 2019, ci lasciava una donna davvero straordinaria: Nadia Toffa, inviata speciale del programma televisivo Le Iene. La sua scomparsa aveva lasciato tutto il mondo dello spettacolo destabilizzato per la perdita di una persona così giovane a causa di un tumore. Sono moltissimi coloro che nei giorni subito successivi hanno voluto renderle omaggio e ancora oggi, a distanza di anni, non la hanno ancora dimenticata. Definita la “Iena guerriera”, dopo il suo decesso è nata nel dicembre 2019 una fondazione a suo nome che si occupa di favorire la ricerca contro il cancro e altri mali. Inoltre, la fondazione Nadia Toffa cerca di portare aiuto a coloro che ne hanno bisogno e di favorire progetti di sviluppo soprattutto sul territorio nazionale.
Potrebbe interessarti leggere anche –> Paola Perego insieme a un amico di vecchia data totalmente inaspettato
Nadia Toffa in pillole: dagli esordi alla malattia
Nadia Toffa era una persona estremamente solare, la quale ha cominciato a lavorare nel mondo della televisione nei primissimi anni Duemila. Aveva 23 anni e per altri quattro ha lavorato per Retebrescia, per poi fare un provino per entrare a far parte del cast de Le Iene. Nadia arriva al programma di Italia 1 solo nel 2009, ma nel giro di pochissimo tempo è divenuta una degli inviati maggiormente apprezzati dal grande pubblico. Sebbene nel corso degli anni si sia trovata anche a portare avanti altri progetti, Le Iene sembra essere rimasta un po’ la sua casa, il suo porto sicuro e tutti la amavano per il suo impegno e la sua dedizione.
Potrebbe interessarti leggere anche –> Elisa Isoardi sorprende tutti: “Sicuri che il benessere sia vantaggioso?”
Tra fine dicembre 2017 e gli inizi del 2018 Nadia Toffa scopre di essere malata ma la conduttrice è stata in grado di vivere la situazione in una maniera del tutto inaspettata. Nel 2018 ha infatti scritto un libro edito da Mondadori, Fiorire d’inverno, in cui ha parlato della sua malattia e di come abbia cercato di vederla più come un dono. “La malattia, l’avere bisogno di aiuto, mi hanno costretto a riprendere contatto con la mia parte più tenera e indifesa, quella più umana. Era come se mi fossi dimenticata che la fragilità non è una debolezza, ma è la condizione dell’essere umano ed è proprio lei che ci protegge, perché ci fa ascoltare quello che proviamo, quello che siamo, nel corpo e nel cuore“. A distanza di due anni Nadia Toffa manca ancora moltissimo a tutti e il suo libro e la sua esperienza hanno ancora un riverbero enorme su chi l’ha conosciuta e anche su chi ha vissuto o sta vivendo una situazione simile.