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Multiverso, Nft e collezioni online: come il web sta cambiando il mondo della moda

Published by
Fabio

Il mondo della moda sta virando sul digitale al fine di evitare sprechi di risorse e di accelerare la produzione di nuove collezioni: l’evoluzione di uno dei settori più redditizi del nostro Paese.

In questi anni si è parlato spesso di come il web abbia modificato il nostro modo di vivere e percepire il mondo. I vantaggi introdotti grazie ad internet sono innumerevoli e riscontrabili nella quotidianità. Basti pensare a come l’introduzione di applicazioni che sfruttano la connessione dati abbiano permesso di fornire strumenti di comunicazione illimitati: oggi è possibile tramite la connessione dati o wi-fi collegarsi con ogni parte del mondo e sentire persone care in qualsiasi momento, ma anche organizzare meeting e colloqui di lavoro in tempo reale senza necessità di effettuare un viaggio per raggiungere la sede dell’azienda per la quale vorremmo lavorare.

Il 2020 e la pandemia di Covid hanno accelerato in un certo senso il passaggio al mondo virtuale, obbligando molti lavoratori a scoprire lo smart-working. Con un pc (ma anche solo uno smartphone) ed una connessione stabile, infatti, è possibile effettuare qualsiasi mansione comodamente da casa, dal più classico lavoro da scrivania a quello che solitamente necessita della presenza fisica. Durante i lockdown, ad esempio, gli istruttori di palestra e di danza hanno trasferito le proprie lezioni online grazie all’ausilio di una webcam e senza la necessità che i loro allievi fossero fisicamente presenti. Anche le lezioni universitarie, quelle scolastiche e gli esami sono stati effettuati comodamente online.

Chiaramente in questi ultimi casi si tratta di metodi alternativi ad attività che è comunque meglio svolgere in presenza, dunque difficilmente ci sarà una transizione totale al digitale in questi campi lavorativi, ma quanto accaduto dà una misura di come il web possa offrire soluzioni nuove, modificare e facilitare anche quei lavori che in linea teorica non avrebbero bisogno di connessioni internet e dispositivi tecnologici per essere svolti.

Transizione al digitale: sostenibilità, riduzione costi e nuove opportunità lavorative

La transizione al digitale è un processo che è stato avviato ben prima della pandemia e che gradualmente sta coinvolgendo tutti i settori lavorativi. I primi ad approfittare delle nuove possibilità sono stati i settori dell’intrattenimento: il successo di YouTube e la diffusione delle piattaforme streaming ha spinto anche le emittenti televisive a creare un proprio canale online gratuito (Mediaset Play e Rai Play ad esempio) e da qualche anno anche i siti d’informazione si stanno occupando di ampliare la propria offerta aggiungendo canali tematici su YouTube e su Twitch.

Affiancare piattaforme on demand ai canali tradizionali è un modo per non farsi trovare impreparati al graduale abbandono dei tradizionali canali televisivi. Sottovalutare la costante crescita di canali di comunicazione e intrattenimento online avrebbe infatti portato ad una crisi paragonabile a quella che sta vivendo in questo momento il mondo del cinema: la diffusione di piattaforme streaming come Netflix ha infatti ridotto l’afflusso alle sale cinematografiche e completamente distrutto il mercato della distribuzione fisica dei film e delle serie tv.

Proprio il mercato della distribuzione cinematografica ci offre l’esempio perfetto di come le cose stiano cambiando e di quanto sia indispensabile arrivare pronti al cambiamento. Netflix era inizialmente un’azienda che si occupava del noleggio di DVD e videogame. Schiacciata dalla concorrenza di un brand noto in tutto il mondo come Blockbuster, la società californiana aveva deciso di offrire un servizio differente: i clienti potevano noleggiare i film o i videogiochi su internet e li ricevevano comodamente a casa tramite servizio postale.

Nel 2008 e poi giunta l’idea che avrebbe cambiato le fortune dell’azienda e il mercato della distribuzione dei film: una piattaforma online a pagamento in cui il catalogo di film e serie tv era interamente fruibile dal divano di casa. La novità conveniva a tutti: gli utenti pagavano un prezzo fisso mensile invece che pagare il costo del singolo noleggio, l’azienda riduceva i costi di spedizione e gestione dell’attività, riuscendo persino a coprire più zone senza la necessità di creare nuove filiali. Oggi Netflix è l’azienda principale nel settore, mentre il colosso Blockbuster, incapace di cogliere il momento in cui cambiare strategia, è scomparso dai radar.

Multiverso, Nft e collezioni online, Rosa Strano ci spiega come sta cambiando il mondo della moda

Il processo di digitalizzazione negli ultimi anni sta interessando anche uno dei mondi lavorativi più remunerativi al mondo, quello della moda. I primi esperimenti di digitalizzazione della moda sono nati su Second Life, social network che puntava alla creazione di un mondo virtuale alternativo, in cui era letteralmente possibile fare tutto. Quello che all’epoca era una nicchia per appassionati, oggi è un universo in espansione costante, in cui chiunque può mettere a frutto talento, creatività e passione per il design di abiti.

Per comprendere meglio in che modo il mondo della moda si stia sviluppando sul web e come questa transizione possa modificare radicalmente sia l’offerta che le opportunità lavorative degli aspiranti fashion designer abbiamo contattato Rosa Strano, fashion designer catanese con una grande esperienza nel mondo del web che oggi possiede un proprio brand digitale.

Rosa tu hai un’esperienza pluriennale nel mondo della creazione di abiti digitali, come ti sei avvicinata a questo settore?

E’ stato nel 2007, dopo aver scoperto l’esistenza di un mondo virtuale parallelo al nostro: “Second life”. Si tratta di un metaverso interamente plasmato dagli utenti , nel quale  si sperimentava  per la prima volta un nuovo tipo di interazione. Nella piattaforma  s’interagisce tra “avatar” con la possibilità di intessere relazioni sociali, ma anche di creare il proprio mondo digitale.

Da li a poco ho scoperto che si potevano creare forme geometriche e manipolarle con abilità e fantasia per costruire qualsiasi oggetto si voglia. All’inizio ho cominciato con la creazione di case e vari oggetti, solo in un secondo momento  ho compreso come la moda fosse importante anche per gli abitanti di Second life , dato che, come nella vita reale, ci rappresenta e allo stesso tempo ci distingue.

L’esperienza su Second Life cosa ti ha insegnato? In che modo ti ha arricchito?

Per le persone creative è un’esperienza molto stimolante, perché dentro questo mondo anche l’impossibile diventa possibile. Tempo fa ad esempio avevo costruito una SIM ispirata alla Parigi degli anni 20 e fra le mura di questa piccola città, oltre a un porto, un bistrot, una giostra con i cavalli e gli organetti, si elevavano vari palazzi dell’epoca che contenevano anche il mio main store di abbigliamento.

Realizzare le proprie fantasie, però, non è l’unico stimolo di questo mondo virtuale.  All’interno di Second Life si interagisce con persone provenienti da tutte le parti del mondo,  le emozioni che si provano sono reali: come avviene nel nostro mondo, andiamo anche incontro a illusioni e delusioni. Negli anni le relazioni e le esperienze sviluppate in questa realtà parallela mi hanno aiutata a crescere e realizzare alcuni sogni nel cassetto.

Sul web sono sempre più richiesti i Fashion Designer, consiglieresti ai giovani di intraprendere questo percorso?

Certamente!

Oggi per i fashion designer, grazie alla tecnologia, alle piattaforme e ai social è più semplice farsi conoscere ed esporre le proprie collezioni. Ci sono dei software di “Modellistica Cad” che oltre a permetterci di creare intere collezioni in 3D, simulano in modo molto realistico gli abiti, i tessuti e quindi la gravità nel movimento, la vestibilità, la creazione dei cartamodelli e tanti altri accorgimenti che aiutano nella progettazione e nella realizzazione, e infine è possibile creare un fashion show con la collezione appena creata. Il tutto abbattendo i costi altrimenti necessari per creare una propria collezione.

Oggi tu possiedi un brand di moda virtuale, Elisea Carter, ci puoi spiegare com’è nata l’idea di metterti in proprio ed in cosa consiste il tuo lavoro?

Dopo la laurea all’Accademia di Belle Arti ho iniziato a lavorare nel mondo della moda virtuale, creando in 3D abiti per avatar. Ma è stata proprio l’esperienza su Second Life a farmi  capire che potevo utilizzare la mia creatività e la mia passione per la moda per la gestione di un brand virtuale tutto mio.

Per quanto riguarda il processo di creativo, inizia con un software per la creazione dell’abito virtuale in 3D che successivamente importo su un altro software per il “rigging”, ovvero per definire il sistema di movimenti e di controllo dell’abito. Infine utilizzo un terzo software per creare i tessuti, le trame, il motivo, donare lucentezza e gestire le ombre. Completate le tre fasi, l’abito è pronto per essere importato su Second life, ma non prima di averlo fotografato e messo dentro un “vendor” (strumento che ne permette la vendita).

Gli NFT hanno offerto ai digital creator un’opportunità in più per vedere riconosciuto il proprio lavoro e ottenere profitto, cosa ne pensi?

Gli NFT sono dei “certificati digitali” e identificano in modo univoco la proprietà di un prodotto digitale. Rappresentano principalmente una grossa opportunità per le aziende di moda, sport, immobiliare, intrattenimento, arte, ristorazione e del gaming,  poiché sono una leva di marketing dall’elevatissimo potenziale. Chiaramente l’unicità dei prodotti creati è un vantaggio anche per i singoli creativi, i quali avranno diritti permanenti sulle proprie creazioni.

Da qualche tempo a questa parte si parla spesso di Metaverso.  Zuckerberg ha annunciato il proprio progetto: quali vantaggi e opportunità potrebbe offrire ad un fashion designer virtuale una simile realtà?

Per Mark  Zuckerberg  la scelta si basa su forti motivazioni strategiche e comunicative: per i prossimi dieci anni,  le multinazionale tech hanno deciso di investire sulla creazione e sulla colonizzazione del Metaverso. Come già avviene per i social network, tutti potranno creare e pubblicare i propri contenuti nel Metaverso, i più talentuosi saranno content creators di professione, avranno un pubblico di affezionati a cui rivolgersi e trarranno profitti da questa loro attività.

Meta ha già pianificato di investire nella formazione dei prossimi sviluppatori del Metaverso, dal momento che la maggior parte dei corsi di laurea attualmente esistenti non fornisce le competenze necessarie per questo nuovo mestiere e quindi incoraggia i creatori a entrare a far parte del Metaverso perché i loro contenuti attrarranno nuovi utenti e daranno più valore alle sue.

FS

 

Fabio

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