L’avvocato di Massimo Bossetti riporta le parole dell’assistito in un’intervista spiegando come voglia continuare a lottare ma sia distrutto.
Di recente la Corte d’Assise di Bergamo ha negato per la terza volta consecutiva la possibilità di riesaminare i reperti che sono stati determinanti per l’incriminazione di Massimo Bossetti. Una decisione che ha mandato su tutte le furie i suoi legali, forti del consenso della Corte di Cassazione tutte e tre le volte. Subito dopo la pronuncia sfavorevole, l’avvocato Claudio Salvagni ha dichiarato che presenterà per la quarta volta ricorso alla Corte di Cassazione, nel contempo è stata depositata una querela ai danni dei giudici per intralcio alla giustizia di cui si sta occupando la Procura di Venezia.
Ad anni di distanza dalla condanna definitiva, né Massimo Bossetti né i suoi legali sono intenzionati ad arrendersi. Il condannato ha sempre espresso la propria innocenza, negando le accuse a suo carico, ed i legali che lo assistono credono alla sua versione dei fatti, soprattutto dopo che per anni gli è stata negata la possibilità di fare una perizia di parte per dimostrare questa innocenza. Un caso di cronaca spinoso e doloroso che, qualora venisse dimostrata l’innocenza di Bossetti, sarebbe insoluto.
Leggi anche ->Omicidio Yara Gambirasio, nuove prove sul dna: Bossetti spera nella scarcerazione
Massimo Bossetti distrutto in carcere: “Sono innocente, Yara non ha avuto giustizia”
Ospite del programma ‘Crimini e Criminologia‘ su Cusano Italia Tv, l’avvocato Salvagni ha riportato le ultime dichiarazioni di Bossetti: “Ho incontrato Massimo Bossetti in carcere pochi giorni fa, trovandolo molto ma molto provato. E comunque Massimo mi ha detto ‘sono disperato, non so più che cosa devo fare. Avvocati continuate a lottare, ho fiducia di voi e non smetterò mai di lottare perché sono innocente. Lo faccio per me, per i miei figli e perché so che Yara non ha avuto giustizia’”.
Leggi anche ->Massimo Bossetti, l’analisi choc delle conversazioni in carcere
Il legale spiega come Massimo sia sempre più un “uomo distrutto”, aggiungendo: “il carcere è duro, ancora più duro se lo vivi da innocente. Non a caso è controllato costantemente dagli operatori penitenziari per evitare che commetta qualche insano gesto”. Successivamente Salvagni spiega che il suo lavoro sul caso continua e ribadisce che preparerà l’ennesimo ricorso alla Cassazione. In conclusione si chiede come sia possibile che il parere della Corte Suprema venga ignorato: “Mi chiedo come è possibile che la Corte di Bergamo nelle precedenti occasioni non abbia tenuto conto del pronunciamento della Cassazione a noi favorevole, decidendo solamente di chiuderci la porta in faccia. Tutto questo è assurdo”.