Massimo Bossetti, l’analisi choc delle conversazioni in carcere

Massimo Bossetti è ancora in carcere per l’omicidio di Yara Gambirasio. Ecco un’analisi delle conversazioni con sua moglie. Qui risiede l’ulteriore prova della sua colpevolezza.

massimo bossetti

A proporre questa attenta analisi di parti di conversazioni è stato “AppiaPolis” con la collaborazione di Ursula Franco. La donna è un Medico chirurgo e  anche un’esperta criminologa. La Franco è stata l’allieva di Peter Hayatt, una delle personalità più importanti e di spicco di “Statement Analysis“.

Grazie alle sue eccellenti abilità la donna è entrata nel Forensic Team della “Cold Case Foundation” che si occupa di casi irrisolti. Scopriamo che cosa ha evidenziato dalle conversazioni tra Bossetti e la Comi.

Massimo Bossetti: ecco cos’è emerso dalle conversazioni

Le conversazioni in questione risalgono a ottobre 2014: esattamente quattro mesi dopo l’arresto di Bossetti. Parole che secondo la Franco evidenzierebbero come l’uomo non neghi mai apertamente di aver ucciso la ragazza.

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Massimo Bossetti: “L’ho sempre detto anche al PM. Diamo il caso che sia stato io, come dite voi, come avrei potuto fare a fermarmi davanti alla palestra o per casa sua?”. Da queste parole, sempre secondo l’esperta criminologa, Bossetti non negherebbe di aver commesso il fatto. La frase “Diamo il caso che sia stato io” aprirebbe invece la possibilità che l’abbia fatto.

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Una persona innocente tende a negare fortemente la possibilità di essere l’autore del reato. Bossetti invece fa l’esatto contrario e lo ripete più volte. A questo aspetto si aggiungerebbero le numerose rispose evasive dell’uomo e il fatto di non negare mai del tutto la possibilità di aver avvicinato la ragazza.

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Un altro fattore evidenziato dall’esperta giunge da questa affermazione di Bossetti: “Abbiamo cercato la tomba di Yara ma non l’abbiamo trovata, ricordi?”. Secondo la Franco non solo renderebbe credibile la testimonianza di Crepaldi che aveva detto di aver visto Bossetti al cimitero di Brembate, ma sarebbe evidente di un altro aspetto.

Molti killer si recherebbero sulla tomba delle vittime per rinnovare le proprie fantasie. Un comportamento che potrebbe essere ricondotto a quello di Bossetti dato che si sarebbe recato più volte al cimitero e sulla scena del crimine.

C’è poi un altro elemento fondamentale. Bossetti parlando sempre con la moglie Marita infatti dimostra di conoscere in che condizioni era il campo di Chignolo d’Isola il 26 novembre 2010, giorno in cui venne uccisa Yara. Infatti dice: “Anche se dovrebbe essere stato io a rincorrerla in un campo, diciamo che, in quel periodo lì, pioveva o nevicava, ti ricordi? Eh, però il campo era bagnato, la terra impalciata e tutto. Se tu corri in un campo èè… è facile che le scarpe si… si perdano”. La criminologa definisce questa risposta incriminante.

Massimo Bossetti

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