Il malore di Eriksen è stato come un fulmine a ciel sereno. Il giocatore si è accasciato a terra improvvisamente. Tempestivi i soccorsi.
Il malore di Eriksen poteva aggiungersi alle tante tragedie che sono avvenute sui campi da gioco. Tutto è successo durante lo svolgimento della partita Danimarca-Finlandia. Quello che sembrava un incontro come un altro si è trasformato in un incubo.
Al 43′ minuti di gioco, Eriksen si è improvvisamente accasciato a terra. E’ stato subito chiaro a tutti che le sue condizioni di salute erano gravi. Provvidenziali i soccorsi sia dei suoi compagni che dei paramedici.
Sono stati momenti di grande apprensione. Dopo essersi accasciato a terra il capitano della squadra danese Kjaer ha immediatamente capito la gravità della situazione. Ecco perché ha prontamente estratto la lingua del suo compagno mentre arrivavano i medici.
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Sono stati proprio questi ultimi a praticare un massaggio cardiaco a poi ha usare un defibrillatore. La vicenda è stata commentata da un grande esperto italiano, Gaetano Thiene che si occupa di morte cardiaca improvvisa negli atleti. “Il cuore è capace di prestazioni sportive enormi, di grandi performance meccaniche, ma la stabilità elettrica è un’altra storia, nel cuore di Eriksen c’è stato un cortocircuito”, ha commentato l’esperto.
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E’ stato sempre il professore a elogiare l’intervento di chi è riuscito a salvare la vita del giocatore danese. L’uso del defibrillatore è stato indicativo di un fatto: “Se l’hanno usato vuol dire che era in corso una fibrillazione ventricolare, il ragazzo ha perso coscienza, non poteva essere una sincope banale da caldo o da freddo, fosse stato così si sarebbe presto rialzato”.
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Il professor Thiene mette un luce un fatto fondamentale, cioè che la patologia sottostate al malore in campo spesso può sfuggire ai vari controlli sportivi. La cardiomiopatia aritmogena ci ha portato via Davide Astori e Piermario Morosini, ma questa volta la vita ha avuto la meglio: Christian Eriksen è vivo.
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