Ludovica Nasti, la grave malattia: come ha sconfitto la leucemia

Aveva solo 5 anni Ludovica Nasti quando ha combattuto contro un nemico feroce e invisibile. Ecco il retroscena. 

Ha 15 anni Ludovica Nasti, l’amica geniale che ha dato il volto alla protagonista dell’omonimo romanzo di Elena Ferrante, nella serie tv di Saverio Costanzo, ma ne ha già viste e vissute tante. L’attrice che ha davanti a sé una promettente carriera nel mondo del cinema, iscritta al secondo anno di liceo linguistico e animata da una grandissima passione per lo sport, il calcio in particolare, ha dovuto dare i conti da bambina con una terribile malattia.

ludovica nasti

“Giocare mi libera da tutti i pensieri e mi diverte molto”, dice Ludovica Nasti in un’intervista con il Corriere della Sera. Ora è impegnata sul set della seconda stagione di Romulus, serie tv Sky, è in fondo anche quello è un gioco, solo un po’ più serio. La giovane attrice ammette di essere affezionata a tutti i ruoli che ha interpretato: “Ognuno mi ha trasmesso una felicità diversa. In tutti riconosco la mia forza”. Una forza che viene da lontano…

Il successo più importante di Ludovica Nasti

Ludovica aveva solo 5 anni quando ha dovuto fare i conti con una leucemia linfoblastica. La malattia è piombata sulla vita sua e della sua famiglia come un fulmine a ciel sereno, ma con tanta forza di volontà, tenacia e determinazione la battaglia è stata vinta. E in seguito quella vittoria è diventata il suo punto di forza.

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Dei terribili momenti che ha attraversato (e superati solo grazie al sostegno dei suoi genitori) Ludovica Nasti ricorda “le trasfusioni di sangue che erano diventate trasfusioni di Coca Cola… Oppure sui capelli, quando li ho dovuti tagliare, il nostro motto è stato: ricresceranno più belli, più lunghi, più forti”, racconta lei stessa nell’intervista al Corsera.

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“Mamma è stata la mia colonna – sottolinea l’artista in erba -: dormiva ogni notte accanto a me su una sedia. Mia sorella Martina veniva fuori con il mio nipotino Gennaro, che era appena nato, per farmelo vedere, e con mio fratello Lorenzo lanciava in aria le mongolfiere di carta per farmi esprimere un desiderio. Guarire è stato un gioco di squadra”. Una lezione di cui far tesoro.

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