Il patrimonio costruito da Lucio Dalla in cinquant’anni di carriera è stato dilapidato tra svendite, furti e situazioni ancora poco chiare.
Il grandissimo Lucio Dalla è scomparso l’1 marzo del 2012. Quel giorno, mentre si trovava in una camera dell’hotel Plaza di Montreaux, è stato colpito da un malore fatale, un infarto improvviso contro il quale non si è potuto fare nulla. Ovviamente del grandissimo artista ci rimane la sua immensa eredità artistica, qualcosa che non potrà essere sottratto in nessun modo e che continuerà a far parte della musica italiana per sempre.
Diverso è il discorso per l’eredità economica, un’eredità che è stata suddivista tra tutti i suoi eredi, ma cui gran parte si sta disperdendo o è stata già dispersa a causa di liti tra gli eredi ed il comune di Bologna, svendite clamorose e furti. Sin dalla morte di Lucio il tema dell’eredità dell’artista è stato sempre al centro dell’attenzione dei media, anche e soprattutto per le scelte compiute dagli eredi più prossimi.
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Lucio Dalla, che fine ha fatto la sterminata eredità del cantante emiliano
Non avendo una moglie o figli che potessero raccogliere la sua eredità, come stabilito per legge gli averi di Lucio Dalla e i suoi diritti d’autore sono passati ai parenti più prossimi, i cinque cugini: Lino Zaccanti, Silvana Scaglione, Dea, Amelia e Luisa Melotti. La Melotti è deceduta qualche mese dopo il cantante, dunque sono succeduti nello spartimento dell’eredità i suoi figli: Stefano e Daniele Cenacchi.
Una volta accettata l’eredità, gli eredi hanno messo in vendità gli immobili non vincolati del palazzo in via D’Azelio 15. Per la vendita questi si sono affidati a due case d’asta, ma la decisione è stata presa in un periodo complicato, in cui il valore di mercato degli immobili era calato in maniera drastica. Per i beni di Lucio Dalla messi in vendita sono giunte solo tre proposte, ma due di queste erano molto basse e ne è stata accettata solo una, quella per la vendita dello yatch. L’imbarcazione è stata venduta con un ribasso del 7% a 207 mila euro.
Prima che gli eredi disperdessero l’eredità preziosa di Dalla, l’allora ministro dei beni cultural Dario Franceschini ha messo in atto la procedura di vincolo del patrimonio dell’artista. In questo modo è stata bloccata la vendita del piano nobile del palazzo di via D’Azelio, ovvere la casa in cui abitava e tutte le opere d’arte e i pezzi pregiati che c’erano al suo interno. A quel punto gli eredi l’hanno fatta diventare la casa-museo di Dalla.
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Tutti gli immobili non vincolati sono stati invece venduti al ribasso. La “Casa dei Colori’, la splendida villa di Milo che si trovava affianco di quella dell’amico Franco Battiato ed in cui Dalla produceva il suo vino – Lo Stronzetto dell’Etna – è stata venduta a 408 mila euro, quasi 300 mila euro in meno del valore di mercato e del prezzo base con il quale era stato messo in vendita. Gli appartamenti vendibili di via d’Azelio, il cui valore di mercato era di 2,5 milioni di euro, sono stati venduti in blocco per 2 milioni di euro tondi.
Infine c’è stato il caso dell’amico di Dalla, Stefano Cantaroni, che ha sporto denuncia di furto per cimeli storici dell’artista scomparso. I ladri hanno portato via degli occhiali da vista, un orecchino d’oro con smeraldo e i testi di tre canzoni scritte a mano. Il valore economico degli oggetti trafugati è di 15mila euro, ma quello artistico e storico era ben più alto.