Dopo mesi sono state chiuse le indagini sulla morte di Luana D’Orazio: ecco le conclusioni della perizia sull’orditoio
Sicuramente tutti si ricordano la tragedia avvenuta a Prato nel maggio scorso, quando Luana D’Orazio perse la vita a soli 22 anni, stritolata dal macchinario che stava usando. Una vita così giovane, spezzata sul lavoro, che ha lasciato un piccolo bambino orfano di madre e ha sconvolto l’opinione pubblica. Era il 3 maggio e la ragazza stava lavorando all’orditoio, il quale stava girando al massimo della velocità. Le saracinesche della staffa avrebbero dovuto essere abbassate, a protezione dell’operatrice. Questo non avvenne e Luana finì trascinata all’interno dell’orditoio, perdendo la vita. A distanza di mesi, la perizia sull’orditoio ha finalmente raggiunto una conclusione.
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La causa della morte di Luana D’Orazio
Già a maggio gli inquirenti avevano aperto un’inchiesta sulla morte di Luana D’Orazio e avevano incaricato Carlo Gini in quanto consulente esperto di ricostruire la dinamica dell’incidente. Dopo mesi il tecnico ha appurato come l’orditoio lavorasse alla velocità massima quando ha trascinato la giovane al suo interno. Quindi l’incidente non è avvenuto nella fase manuale dell’utilizzo del macchinario, come alcuni avevano ipotizzato.
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Se da un lato questo aggrava la posizione della titolare e del gestore dell’azienda, i coniugi Luana Coppini e Daniele Faggi dall’altro sgrava un minimo quella del manutentore dei macchinari, Mauro Cusumano. Da quanto hanno analizzato, l’orditoio aveva subito delle modifiche per riuscire a fatturare l’8% in più. Questo perché altrimenti il macchinario non avrebbe prodotto guadagno alcuno. Secondo gli inquirenti i capi dell’azienda sapevano della manomissione: ciò ha portato alla chiusura dell’inchiesta con la condanna per i colpevoli che hanno causato la morte di Luana D’Orazio.