Parlando della sua nuova serie televisiva Noi, l’attore Lino Guanciale è arrivato a toccare temi molto importanti sulla famiglia.
Mentre si prepara a girare la seconda stagione di Il commissario Ricciardi, Lino Guanciale si gode tutta l’attenzione dei telespettatori. Proprio questa sera uscirà infatti la prima puntata della sua nuovissima serie Noi. E’ di quest’ultima soap che l’attore ha voluto parlare nella sua ultima intervista con Oggi, toccando temi molto forti. Guanciale sottolinea quanto sia importante che anche nei set televisivi in Italia vengano creati cast più multiculturali.
La serie Noi (la cui prima puntata andrà in onda domenica 13 marzo) segue la storia della famiglia Peirò attraverso i decenni. Ad iniziare tutto sono Pietro e Rebecca, che negli anni ’80 iniziano insieme a crescere i loro figli (Claudio, Caterina e Daniele, due naturali ed uno adottivo). Nel corso delle puntate si andrà avanti negli anni, fino al momento in cui il pubblico arriverà a vedere proprio questi tre bambini (ormai cresciuti) andare avanti sulle loro gambe e iniziare la ricerca della loro felicità.
Nella serie televisiva, la coppia protagonista adotta un bambino di colore: è da questo dettaglio che parte l’intervista di Oggi a Lino Guanciale. Lui stesso ammette di aver pensato alla possibilità di fare lo stesso insieme alla moglie. “E’ un nostro desiderio” racconta l’attore, spiegando però che nella ‘vita reale’ le cose sono un po’ più difficili. Secondo Guanciale qui in Italia siamo arrivati ‘tardi’ al multiculturalismo (rispetto ad altri Paesi, come la Francia e l’Inghilterra, che hanno un’eredità colonialista più forte).
Il discorso poi si è spostato velocemente su tutti coloro che, pur essendo nati su territorio italiano, non vengono riconosciuti come cittadini solo per il colore della loro pelle (e la nazionalità dei genitori). Anche in questo caso l’attore si è lamentato con Oggi dell’arretratezza italiana, spiegando come sia ‘una vergogna’ che diritti come lo ius soli non siano ancora stati riconosciuti. Per tutti i bambini nati e cresciuti nel nostro Paese, che “parlano italiano con accento della propria città” (spiega Guanciale) non vedersi riconosciuti come italiani è una sofferenza. “È distruttivo dal punto di vista psicologico” sottolinea l’attore.
Il desiderio dell’attore è quello di creare ‘un mondo migliore’; per farlo però qualcuno deve prendersi delle responsabilità (anche politiche). C’è bisogno di un cambiamento. Per suo figlio Guanciale sogna una classe multiculturale. “Spero di imparare molto da lui” spiega l’attore, augurandosi di riuscire ad insegnare al piccolo a guardare le persone senza considerare solo il colore della loro pelle.
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