Niente più freni, nessuna ipotesi, adesso è tutto ufficiale. Dopo le prime esitazioni, i democratici hanno rotto gli indugi, procedendo formalmente alla messa in stato d’accusa del Presidente degli Stati Uniti per grave violazione della Costituzione. Durissime le parole della speaker Nancy Pelosi, che ha annunciato l’impeachment per Trump tramite un lungo ed esplicativo discorso
“Le azioni del Presidente hanno violato gravemente la Costituzione. Nessuno è al di sopra della legge. Egli deve essere ritenuto resposabile di tradimento alla sicurezza nazionale, al giuramento del suo incarico e all’integrità delle nostre elezioni“. Non ha mancato di severità l’intervento di Nancy Pelosi, dirigente del Partito Democratico e speaker della Camera statunitense alla quale è stato affidato il compito di rendere pubblico la messa in moto della procedura di impeachment per Trump.
L’accusa avanzata nei confronti del tycoon americano è quella di aver tentato di sfruttare l’appoggio di un governo straniero al fine di ottenere un vantaggio politico in vista delle prossime elezioni, previste per il novembre del 2020. In particolare, Donald Trump avrebbe esercitato notevoli pressioni sul Presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj – attraverso l’ormai famosa telefonata avvenuta lo scorso 24 luglio (nonché forse, secondo quanto recentemente riportato dal New York Times e dal Washington Post, persino sospendendo un cospicuo pacchetto di aiuti finanziari all’Ucraina) – chiedendo per almeno otto volte di indagare per corruzione sulla società della quale faceva parte (non a caso) anche Hunter Biden, figlio dell’ex braccio destro di Barack Obama e principale favorito per la futura lotta alla Casa Bianca Joe Biden.
Nel frattempo, Trump ha espresso tutta la propria amarezza su Twitter, definendo l’intera situazione un’inutile “caccia alle streghe” e parlando di “molestie ai danni del Presidente“. Certo del fatto che quanto accaduto contribuirà comunque a favorire la sua campagna elettorale, il magnate ha inoltre promesso che farà al più presto luce sulla vicenda, pubblicando la trascrizione completa (senza revisioni o censure) della misteriosa conversazione con Zelens’kyj.
Per quanto raro e decisamente allarmante dal punto di vista politico, l’impeachment per Trump non è il primo nella storia degli Stati Uniti, bensì il terzo. Sia Andrew Johnson (nel 1868) che Bill Clinton (nel 1998), infatti, portarono alla richiesta di tale istituto giuridico, ma entrambi ne uscirono senza essere rimossi. Un ulteriore caso, all’epoca dello scandalo Watergate nel 1972, stava per svilupparsi con Richard Nixon, ma quest’ultimo rinunciò al proprio incarico prima che il procedimento potesse essere avviato.