Intervistato nel letto dell’ospedale, Gianni Nazzaro ha raccontato della sua ultima decisione prima di morire: “L’ultimo momento di felicità”.
Erano in pochi a sapere che Gianni Nazzaro, a 72 anni, lottava contro un tumore ai polmoni: proprio per questo la sua scomparsa ha sconvolto così tanto il mondo della musica. Prima di morire, però, Nazzaro ha rilasciato un’ultima intervista esclusiva al settimanale Nuovo. Così, fotografato a letto e con la mano di Nada Ovcina stretta tra le sue, il cantante di Quanto è bella lei ha parlato della sua esperienza nel mondo dello spettacolo (ma anche di dolore e di amore).
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L’intervista si apre toccando un tasto dolente. “Voglio raccontare che, stanco di soffrire, ho chiesto ai medici l’eutanasia per uscire da questo tunnel insopportabile che mi soffoca” ha confessato Nazzaro, “ma inutilmente”. La legge Italiana, infatti, non consente una ‘soluzione’ simile. “Non è giusto e io rifiuto le cure, perchè lo so che si tratta solo di palliativi. Rivendico il diritto di andarmene in pace. Perciò spero che la mia evidenza personale serva a evidenziare questo problema ancora irrisolto”. Negli ultimi momenti però, Gianni ha trovato un altro modo per dimenticare il dolore: unirsi ad una persona amata.
Prima di morire, Gianni ha voluto tornare ad essere ‘ufficialmente’ il marito di Nada Ovcina, la donna con cui ha passato ben 40 anni. “Lui e io eravamo divorziati e ogni tanto progettavamo di risposarci” ha raccontato la donna. “Quando le sue condizioni si sono irrimediabilmente aggravate, Gianni mi ha chiesto di diventare sua moglie. Un matrimonio in extremis, celebrato alle tre del mattino in una stanza di ospedale. Ma mi ha regalato un attimo di felicità: l’ultimo, purtroppo, che rende il nostro legame eterno e indistruttibile”.
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“Ho voluto sposarla prima di andarmene proprio per dimostrare il mio affetto e la mia stima. Un modo per dirle quel ‘ti amo’ che non le ho mai detto in quarant’anni vissuti insieme” ha raccontato Nazzaro. “Le ho anche chiesto di rimettermi al dito la fede nuziale tenuta per molto tempo in un cassetto, come simbolo dell’unione di cui ho, finalmente, compreso il valore immenso”.
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Nella sua intervista, Nazzaro appare incredibilmente lucido e senza peli sulla lingua. “Parlo con chiarezza per evitare l’ipocrisia riservata spesso a chi non c’è più” ha spiegato. “Non voglio essere rimpianto o, peggio, riscoperto. Se avevo doti bisognava riconoscermele da vivo. Non accetto necrologi fasulli e scrivo il mio: ‘Gianni Nazzaro, un uomo pieno di difetti, ma che è stato sempre se stesso'”.
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