E’ un Gianni Morandi inedito e sorprendente quello che si è raccontato nel salotto di Verissimo ai microfoni di Silvia Toffanin: ecco le sue parole.
L’amore sconfinato per la moglie Anna Dan, il rapporto con la sua adorata mamma, ma anche e soprattutto quel figlio rimasto a lungo un “estraneo”: di tutto questo ha parlato l’intramontabile Gianni Morandi nell’intervista concessa ai microfoni di Silvia Toffanin nel salotto di Verissimo.
Nella sua ultima chiacchierata televisiva a tutto campo, Gianni Morandi ha voluto rendere omaggio alla moglie Anna, alla quale è felicemente legato da ormai più di un quarto di secolo. “Mi sono separato dalla mia ex moglie alla fine degli anni ’70 – ha ricordato il cantautore -, ero relativamente giovane, avevo poco più di 30 anni. E dopo tanti anni ho incontrato Anna”.
“Con Anna – ha poi aggiunto il Gianni Nazionale – ci siamo sposati dopo dieci anni di relazione. Stiamo molto bene insieme, mi aiuta molto. Lei è molto allegra, positiva, mi piace molto”.
Spazio poi al loro figlio, Pietro, rapper noto con il nome di Tredici Pietro: “Lui vuole fare la sua strada, non vuole nemmeno che io parli di lui” ha confessato Gianni Morandi. Per poi rivelare che “non sapevo nemmeno del suo esordio nel mondo della musica, l’ho scoperto dai social”.
Di fronte a una carrellata di immagini del passato, l’artista evergreen ha confessato di essersi “commosso, in quanto tornano in mente i ricordi, i momenti belli e quelli brutti”. A suo dire, “la ricetta della felicità consiste nel cercarla e nel cercare di viverla. La gente mi ha riempito d’affetto, mi ha sempre sostenuto e aiutato, così come la mia famiglia e gli amici che mi hanno dato una mano negli istanti difficili. I miei figli? Sono un padre felice, sono tutti bravi a modo loro. Sono stato fortunato con loro”.
Gianni Morandi ha voluto ricordare anche i suoi genitori. Suo padre era “un uomo che lavorava molto, sapeva cosa volesse dire guadagnare 100 o 200 lire e anche mamma Clara si è sempre data da fare. Le piaceva da morire Claudio Villa, non vedeva l’ora di sentirlo. Una volta passò da Monghidoro, lei mi prese per mano e mi portò a vederlo. Anni dopo io e lui ci ritrovammo rivali sul palco. Lui rappresentava la grande canzone italiana e io ero l’esordiente”. Last but not least, un pensiero per Lucio Dalla: “Andavamo allo stadio insieme a tifare Bologna. Ci ritrovammo nuovamente dopo un po’ di tempo: io cantavo già, mentre lui aveva appena iniziato”. Il resto è storia.
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