La morte del giovane Gianmarco Pozzi è ancora un mistero e si pensa possa trattarsi di un omicidio: gli errori commessi in fase d’indagine.
E’ passato ormai oltre un anno da quando il cadavere di Gianmarco Pozzi è stato ritrovato a Ponza. Il 28enne romano è stato trovato deceduto in un’intercapedine tra un muretto ed un’abitazione. La prima ipotesi emersa sui giornali è che il ragazzo potesse aver deciso di scavalcare il muretto per allontanarsi dalla zona in cui si trovava e fare il suo ingresso in uno dei giardini adiacenti, ma per quale motivo?
Con il passare delle settimane, infatti, si è fatta sempre più forte l’ipotesi che Gianmarco possa aver preso quella decisione per necessità, per sfuggire a qualcuno che voleva fargli del male. Dunque non è esclusa l’ipotesi che la caduta mortale sia stata la causa di una fuga da aggressori, ma nemmeno che qualcuno possa aver direttamente spinto il giovane dal muretto.
Com’è logico che sia, in questi mesi la famiglia del ragazzo ha cercato di ogni modo di scoprire la verità su quanto successo al figlio. La dinamica dell’accaduto è quantomeno sospetta e il dubbio (nonché il timore) è che Gianmarco possa essere stato ucciso o che sia stato portato alla morte da un episodio violento. Per questo i legali della famiglia Pozzi hanno evidenziato tutti gli errori procedurali commessi dai Carabinieri nelle prime fasi delle indagini.
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Gianmarco Pozzi: tutti gli errori commessi durante le indagini
Gli errori procedurali commessi potrebbero aver inficiato l’esito delle indagini, ma non è detto che non si possa ancora oggi scoprire cosa sia davvero successo a Gianmarco. Il primo errore rilevato dai legali della famiglia Pozzi è stato il non aver chiamato un medico legale a controllare il corpo. Questo avrebbe misurato la temperatura cadaverica, permettendo di avere un’idea precisa sull’ora del decesso.
Il secondo errore è il mancato isolamento della zona in cui è stato ritrovato il cadavere. Nelle ore successive al ritrovamento, chiunque può essere passato inquinando in questo modo la zona. A questo si aggiunge il mancato sequestro dell’appartamento in cui il 28enne romano alloggiava: in quella stanza potevano esserci prove su quanto accaduto e tracce di DNA che potevano condurre a dei sospettati. Appare infatti insolito il fatto che la sorella del ragazzo, una volta giunta nell’appartamento, abbia trovato tutto in perfetto ordine, ma al contempo l’assenza dei vestiti del fratello.
L’ultimo errore, stando a quanto evidenziato dai legali, è stata la decisione di non effettuare un’autopsia ma un esame cadaverico superficiale. A supporto di questa tesi c’è il parere del perito di parte, il professor Vittorio Fineschi, secondo cui tutte le conclusioni a cui è giunto il coroner non sarebbero supportate da evidenze scientifiche. Il perito di parte contesta che il quantitativo di cocaina trovato nel suo sangue possa essere dovuto ad utilizzo ingente poco prima della caduta e che dunque possa esserne stata la causa. A non convincerlo, inoltre, sono le ferite trovate su addome e cosce, per lui incompatibili con la caduta accidentale.
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Generano inoltre dubbi nella famiglia e nei loro legali sia la decisione di non esaminare le 9 telecamere presenti nel percorso che Gianmarco avrebbe compiuto quella notte, sia la testimonianza dei proprietari dell’appartamento accanto al quale è stato ritrovato. Proprio loro hanno avvertito i Carabinieri, spiegando di aver avvertito un tonfo e di essere andati a controllare. Ma per quale motivo dopo aver trovato il cadavere si sono recati prima a casa dei vicini? Che abbiano sentito la colluttazione avvenuta prima della caduta e si siano spaventati?
In una delle puntate di quest’anno di ‘Storie Italiane‘, la madre del ragazzo ha concesso l’audio della chiamata effettuata all’autista dell’ambulanza che ha soccorso Gianmarco. L’uomo sembra confermare i dubbi della famiglia, visto che le ha detto: “Quello non era un corpo che stava lì da 6 minuti”.