La presenza di Flavio Insinna nel tv movie di Rai 1 “A muso duro” non è certo causale: il regista Marco Pontecorvo spiega perché.
Tra una settimana esatta, lunedì 16 maggio, andrà in onda in prima visione su Rai 1 “A muso duro”, il tv movie su Antonio Maglio, medico e dirigente dell’Inail grazie al quale furono organizzati i primi Giochi Paralimpici. Correva l’anno 1960 e Roma, come il resto d’Italia, era in pieno boom postbellico. A vestire i panni del medico sarà Flavio Insinna, famoso attore conduttore de “L’Eredità” e di altri programmi di successo. Nel cast ci poi anche Paola Minaccioni, Claudia Vismara, Massimo Wertmuller e Luca Angeletti. Scopriamo qualcosa di più al riguardo.
L’irresistibile sensibilità di Flavio Insinna
Ai microfoni di RadiocorriereTv il regista Marco Pontecorvo ha spiegato perché ha voluto proprio Flavio Insinna per interpretare il ruolo del protagonista di “A muso duro”: “Affrontare la vita a muso duro era la filosofia del dottor Maglio – ha spiegato -. Credo sia anche un po’ quella di Insinna. Ci siamo rivolti a lui perché ha una sensibilità in questa direzione”.
Maglio era un medico e prima ancora un uomo speciale che ha dedicato la sua vita al recupero delle persone disabili, nella convinzione che lo sport avesse un potere riabilitativo – e non solo dal punto di vista fisico. Negli anni Cinquanta il professore riuscì a creare una struttura all’avanguardia per il recupero psico-fisico dei paraplegici dando loro un motivo in più per continuare a vivere e lottare.
Flavio Insinna, dal canto suo, non ha nascosto di essersi trovato in grande difficoltà quando è stato chiamato per interpretare Maglio, temendo di non essere all’altezza. Il papà del conduttore, tra l’altro, era un medico, per cui si è sentito gravato di una doppia responsabilità. Antonio Maglio non solo è riuscito a far disputare a Roma nel 1960 la prima Paralimpiade del mondo, ma ha fatto uscire dall’ombra i disabili ponendoli al centro dell’attenzione generale. A quell’evento presero parte ben 400 atleti provenienti da 23 Nazioni. “Il dottor Maglio era geniale, riusciva a vedere oltre, a sognare – dice ancora Pontecorvo -. Era un visionario ed era molto preparato”.
Pontecorvo tiene infine a sottolineare che il film parte da un dramma: negli anni ’60 gli incidenti sul lavoro erano quasi all’ordine del giorno e i manovali che cadevano dalle impalcature venivano abbandonati in strutture ospedaliere per malati cronici: luoghi di solitudine, squallore ed emarginazione. Il dottor Maglio, ispirandosi agli studi del Professor Guttmann sul recupero dei paraplegici, diede speranza e dignità a queste persone: una lezione di cui ancora oggi possiamo far tesoro.