Una donna ha finto per tre anni che la figlia fosse malata terminale per ottenere donazioni: scoperto l’inganno le è stata tolta la custodia della piccola.
L’improvvisa scoperta della malattia terminale della figlia, ha fatto insospettire l’ex marito della donna: Jamie Abbuhl. L’uomo non era per nulla convinto che l’ex moglie stesse dicendo la verità e temeva che avesse inscenato tutto per frodare i donatori e utilizzare il denaro ottenuto per le sue spese. Così ha dato mandato al proprio avvocato e messo in guardia sia gli amici che le autorità. La sensazione dell’uomo si è rivelata corretta, visto che dagli esami effettuati sulla piccola non è risultata prova di questa presunta malattia incurabile di cui parlava Lindsey.
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In seguito al risultato delle visite effettuate dai Servizi Sociali, la piccola è stata portata via dalla casa della madre e spostata temporaneamente in casa di alcuni amici del padre. La bambina verrà affidata esclusivamente alla tutela del padre, poiché dopo l’accaduto la madre è stata accusata di comportamento negligente e abuso su minore, accuse per le quali è ancora sotto indagine e verrà probabilmente processata in seguito.
Negli ultimi tre anni la donna aveva aperto una pagina su GoFundMe e racimolato la bellezza di 4.500 dollari di donazioni. Per dare peso alla sua storia, Lindsey in questo periodo ha organizzato degli eventi di beneficenza per aiutare la ricerca a comprendere quale malattia avesse affetto la figlia. Ogni giorno aggiornava i follower sulle condizioni della piccola e li ringraziava per il supporto, anche solo morale, che le davano. Per dare ulteriore credibilità alla vicenda, aveva mandato la figlia da uno psicologo che l’aiutasse ad accettare la sua condizione.
I dubbi avanzati dal marito, però, hanno smontato il piano della donna. In più di un’occasione i media locali hanno chiesto alla donna di mostrare le cartelle cliniche della figlia per dimostrare che fosse realmente malata, ma lei ha rifiutato sempre di farle vedere. Tale reticenza ha sollevato dubbi anche nella polizia e nei servizi sociali, i quali hanno appurato con vari esami le condizioni della bambina, arrivando alla conclusione che non ci sono “ragioni per credere che sia una malata terminale”.
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