Nonostante le funeste previsioni iniziali, Don Matteo ha superato l’addio di Terence Hill senza scossoni: il merito è tutto di Raoul Bova?
In questa stagione televisiva, per la Rai la tredicesima stagione di Don Matteo era uno dei momenti più delicati. Dopo l’inatteso successo della prima stagione la fiction con protagonista Terence Hill è stata sempre considerata un punto di forza della programmazione di Rai Uno, ma quest’anno era diverso, perché il protagonista amato dal pubblico ha deciso di dire addio alla fiction e nessuno poteva prevedere con esattezza come i telespettatori avrebbero reagito a questo cambio di guardia.
Il merito di Rai Fiction e Lux Vide è stato quello di anticipare la questione di quasi un anno. La notizia dell’addio di Terence Hill è stata data con largo anticipo, concedendo al pubblico il tempo di metabolizzare la notizia. Una volta che l’informazione è stata “digerita“, la campagna pubblicitaria per mezzo stampa è continuata con articoli in cui si spiegava il perché della decisione dell’attore, in cui si spiegavano le ragioni dei produttori e della rete nel non assecondare la sua richiesta ed in cui si parlava del passaggio di consegne tra lui e Bova.
La presentazione di questa tredicesima stagione ha tramutato un momento traumatico come il distacco dal protagonista, in un momento di attesa. Il pubblico è giunto a questo appuntamento con la curiosità di scoprire il nuovo personaggio, di capire come se la sarebbe cavara Raoul Bova e di sapere in che modo gli sceneggiatori avrebbero motivato l’addio di Don Matteo.
Don Matteo resiste all’addio di Terence Hill: tutto merito di Raoul Bova?
L’altra scelta azzeccata è stata quella di sceneggiatura. Don Matteo ha lasciato Spoleto e tutte le persone che contavano su di lui all’improvviso. La sua “scomparsa” è motivata da una ragione importante dalla quale il protagonista non può più sottrarsi. Nessuno, nemmeno lo spettatore, capisce di cosa si tratta e nelle puntate in cui il parroco non è presente, la sua figura e la sua presenza rimane costante attraverso gli altri protagonisti e attraverso la storia.
L’abilità degli sceneggiatori è stata proprio quella di mantenere Don Matteo in presente nel contesto anche se non c’è fisicamente. Infine il merito va attribuito anche a Raoul Bova, bravo ad entrare all’interno di una storia decennale in punta di piedi, nel caratterizzare un personaggio che come lui si deve conquistare la fiducia e l’affetto di tutti. Don Massimo piace proprio per questo, perché è diverso da Don Matteo e non vuole prenderne il posto, vuole semplicemente essere accettato come ciò che è: una persona differente, con le sue peculiarità.
Interrogato a riguardo da un lettore di ‘Nuovo’ che si dice piacevolmente sorpreso da come la serie sia riuscita a fargli accettare l’addio del protagonista, Maurizio Costanzo dà il merito esclusivamente a Raoul Bova. L’esperto conduttore sottolinea che si è trattato di un’operazione rischiosa andata molto bene e aggiunge: “Il merito è del bello ma soprattutto bravo Raoul Bova”.