Sembra passato poco tempo, ma sono quasi 17 anni che Domenico Fioravanti non può più gareggiare: a fermarlo fu l’ordine di un medico.
Impossibile non ricordarsi della vittoria di Domenico Fioravanti alle Olimpiadi di Sydney (dove il nuotatore ha trionfato con ben due ori nei 100 e 200 rana). Lui non gareggia più dal 2004 (anno in cui, mentre si preparava per i giochi olimpici di Atene, i dottori gli consigliarono di fermarsi di un’ipertrofia ventricolare), ma la sua vita non si è assolutamente fermata. “In piscina non ci vado più” ha confessato Fioravanti qualche anno fa a La Stampa, “ho deciso di dedicarmi ad altre passioni”.
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In effetti ora l’uomo si è dedicato ad altro: lavora a Verona, dove ha una ditta di costumi da nuoto. La sua carriera come campione olimpico, però, non la dimentica. “Le gare le hai dentro” ha raccontato Fioravanti sempre nel corso della sua intervista. Dopo anni passati a seguire certi ritmi agonistici, spiega, se ci si ferma si deve cambiare completamente. Per lui è difficile dimenticarsi anche del motivo per cui ha dovuto lasciarsi la carriera sportiva alle spalle: un’ipertrofia cardiaca per cui, due anni dopo lo ‘stop’, ha presentato una denuncia.
Domenico Fioravanti, la malattia e la denuncia contro i medici
Non sempre gli sportivi affetti da ipertrofia ventricolare devono ritirarsi (poiché si tratta di una malattia reversibile che colpisce spesso gli atleti). Le cause possono essere diverse: spesso di tratta di una malattia dovuta alla pressione alta e si presenta soprattutto negli atleti che praticano sport di resistenza. Nel caso di Domenico la malattia era una cardiomiopatia ipertrofica, quindi tristemente irreversibile (nonostante la sua vita, una volta lontana dagli allenamenti e dal nuoto, proceda tranquillamente).
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Nel 2006 l’ex-nuotatore aveva fatto richiesta di risarcimento al cardiologo che lo aveva visitato (i giornali dell’epoca parlano di quasi un milione di euro) per violazione della privacy. “Non è una questione di soldi” aveva raccontato Fioravanti in un’intervista, “ma non fa piacere ritrovarsi scritto su un giornale quello che è stato riscontrato in una visita medica”.