Ennesima doccia fredda per chi sperava in una svolta positiva sul caso Denise Pipitone. Antonia Cerasela non è la figlia di Piera Maggio: lo dice il test del Dna sulla ragazza rom.
Ormai non c’è più alcun dubbio: Antonia Cerasela non è Denise Pipitone. A mettere la parola fine sull’ultimo capitolo del giallo che si trascina da ormai 18 anni della bimba sparita nel nulla a Mazara del Vallo (Trapani), quando non aveva neppure quattro anni, è Piera Maggio. La mamma di Denise ha infatti reso noto l’esito del test del Dna eseguito su una giovane ragazza Rom, la quale nell’ultimo anno era stato oggetto di diverse segnalazioni nel solco della “pista Rom”. Il risultato dell’esame è negativo: un’ennesima doccia fredda per chi sperava in una svolta sul caso.
“Gli avvocati Giacomo Frazzitta e Ottavia Villini – ha spiegato Piera Maggio in un post sulla sua pagina Facebook ufficiale dando aggiornamenti sulla vicenda – hanno proceduto, attraverso un’operazione internazionale, nell’ambito delle indagini difensive, a prelevare campioni di sostanza biologica alla signora Cerasela con il suo consenso, dopo averne localizzato la posizione nello Stato della Romania. L’esito del Dna è stato negativo”.
Con la collaborazione della genetista Marina Baldi, nelle giornate di sabato 30 aprile e lunedì 2 maggio si è proceduto al campionamento e alla comparazione con il Dna di Piera Maggio e di Pietro Pulizzi, padre naturale di Denise Pipitone. La comparazione ha dato esito negativo: “Può dirsi al di là di ogni ragionevole dubbio che la signora Cerasela non è Denise Pipitone“, ha chiarito Piera Maggio.
Intervistata a “Ore 14” da Milo Infante, la madre di Denise Pipitone ha confidato che da giorni sta male e si sente abbandonata dallo Stato. Piera Maggio si riferisce al fatto che da sola, privatamente, ha dovuto occuparsi di far fare il test del Dna ad Antonia Cerasela (una ragazza molto somigliante a Denise). “C’è stata una chiusura di dialogo tra noi e la Procura e il magistrato di turno, volevo delle risposte riguardo le notizie di quella ragazza”, ha aggiunto.
Piera Maggio sostiene che non sia normale che una famiglia debba provvedere a fare gli accertamenti da sola: “Non ci arrivano mai delle risposte, noi siamo tagliati fuori dal lavoro che stanno facendo su Denise, ammesso che lo stiano facendo“. E aggiunge che in 18 anni tutto è andato per il verso sbagliato: “Ci attaccano sui social, quando le vittime di reato siamo noi. Si riempiono la bocca di illazioni“. Per questo torna a chiedere rispetto sulla sua drammatica vicenda. “Denise non va usata, sfruttata attraverso i media e i social”. A buon intenditore.
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