Nel corso dell’ultima puntata di Mattino Cinque, l’ex pm di Marsala che ha seguito il caso Denise Pipitone ha rivelato alcune ipotesi.
Da un mese a questa parte il caso della bambina scomparsa da Mazara del Vallo nel 2004, Denise Pipitone, e mai ritrovata è tornato al centro della cronaca nazionale. L’interesse della vicenda è stato riacceso dalla possibilità che una ragazza russa fosse la bimba scomparsa, ma la pista si è rivelata un buco nell’acqua. La scorsa settimana è emersa un’altra segnalazione dalla Calabria. Sappiamo che il pm di Marsala ha richiesto il test del Dna per verificarne l’identità, ma al momento non ci sono ulteriori aggiornamenti sulla vicenda.
Nella puntata di oggi di Mattino Cinque, Federica Panicucci ha invitato a parlare del caso Maria Angioni, il pm di Marsala che si è occupata delle indagini nella fase più calda, dall’ottobre del 2004 al luglio del 2005. L’ospite ha spiegato che la difficoltà nelle indagini è stata causata dall’ostruzionismo dei sospettati, i quali, a suo avviso, hanno volutamente depistato gli inquirenti per non fare emergere la verità su quanto successo alla piccola Denise Pipitone.
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Denise Pipitone: “Rapita da due gruppi di persone, i buoni e i cattivi”
Maria Angioni si è convinta durante le indagini che fossero coinvolti nel rapimento due gruppi di persone: “L’idea che ho maturato è che nel rapimento della bambina ci siano stati due gruppi di persone: quelle cattive e quelle buone”. Lavorando a Marsala si è resa conto che in strada c’erano delle sentinelle, persone che controllavano l’andamento della situazione e si è convinta che anche a Mazara del Vallo ci fossero figure simili: “Mi sono detta che ci saranno state anche a Mazara e che qualcuno non può che aver visto scene del rapimento di Denise”.
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Continuando a spiegare la propria idea sul caso, la Angioni aggiunge: “Se questa bambina è stata presa da persone mosse da passione, da rabbia, da odio è possibile che ci siano state sentinelle che hanno mandato il messaggio ad altre persone che volevano bene alla bambina e che sono intervenute in un secondo momento, prelevandola e portandola via, perché la bambina era in pericolo, perché così com’era stata presa quel giorno, poteva essere presa in un momento successivo”.