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Cronaca

Caso Sarah Scazzi, la Corte d’Appello annulla le condanne

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Fabio

La sentenza della Corte d’Appello di Taranto annulla o prescrive le condanne di tutti gli imputati del processo Scazzi Bis.

Il delitto di Avetrana è uno dei casi di cronaca che ha avuto in questi anni il maggior risalto mediatico. La piccola Sarah Scazzi, una ragazzina di 15 anni, è scomparsa il 26 agosto del 2010. Nei giorni successivi sono cominciate le indagini di ricerca per via delle dichiarazioni di Cosima Serrano e Sabrina Misseri (zia e cugina della ragazzina), le quali avevano denunciato un rapimento. Sono passati 42 giorni, prima che gli investigatori trovassero il corpo senza vita della giovane in un pozzo.

Durante le indagini, il primo ad essere sospettato è stato lo zio Michele Misseri. L’uomo si era anche accusato dell’omicidio per coprire la moglie e la figlia ed evitare loro il carcere. Gli inquirenti, però, hanno compreso immediatamente che la sua testimonianza non combaciava con i rilevamenti scientifici effettuati sul corpo della giovane e sul luogo del ritrovamento. Ben presto, tramite una ricostruzione processuale si è giunti a sospettare di Cosima e Sabrina. Era noto a tutti in paese, infatti, come Sabrina fosse gelosa delle attenzioni che Ivano Russo (ragazzo di cui era invaghita) aveva riservato alla cugina.

Inoltre è emerso che Sarah aveva raccontato in giro di come la cugina si fosse denudata ed offerta al giovane e che Ivano l’aveva rifiutata. Secondo la ricostruzione processuale, infatti, la cugina e la madre l’avevano attaccata per aver messo in giro quella voce e proprio l’intento di punirla per quanto fatto il movente del successivo omicidio. Le due sono state condannate per omicidio volontario in tutti e tre i gradi di giudizio. Il loro avvocato, però, ha portato il caso alla Corte europea dei diritti dell’uomo sostenendo che le due imputate chiedendo la riapertura del caso per violazione di processo equo. La corte ha accolto il ricorso e si attendono le evoluzioni.

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Caso Scazzi bis, perché sono state annullate le undici condanne

In attesa di capire come evolverà il filone principale dell’inchiesta, intanto la scorsa settimana la Corte d’Appello di Taranto ha annullato le undici condanne emesse nel primo grado del processo Scazzi Bis. Gli inquirenti avevano voluto avviare una nuova indagine ed un secondo procedimento perché si erano resi conto che i tentativi di depistaggio dell’indagine non erano avvenuti solo dalla famiglia Misseri e dalle due indagate principali, ma anche da soggetti esterni al nucleo familiare.

Gli indagati per depistaggio o falsa testimonianza erano 12: Michele Misseri (autocalunnia), Ivano Russo, Elena Baldari, Claudio Russo, Antonietta Genovino (Falsa testimonianza). Maurizio Misseri, e sua madre Anna Lucia Pichierri; Alessio Pisello; Anna Scredo ; Dora Serrano e suo fratello Giuseppe. Il processo sui depistaggi e sulle false testimonianze ha avuto il via quando la ex di Ivano Russo, Virginia Coppola, la quale ha di fatto smontato l’alibi di Ivano dicendo di sapere per certo che il pomeriggio in cui è morta Sarah non stava dormendo come sostenuto dal ragazzo.

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La posizione più grave, infatti, era proprio quella di Ivano Russo, il quale aveva negato di essere a conoscenza dei motivi di astio tra le due cugine, mentito su dove si trovava quel pomeriggio, omettendo di aver visto litigare Sarah e Sabrina in casa Misseri. A sostenere la sua versione dei fatti era stata la madre Elena Baldari, il fratello Claudio, la fidanzata dell’epoca Antonietta Genovino e l’amico Alessio Pisello. Le loro condanne non sono state annullate, bensì sono cadute in prescrizione.

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Insomma questi imputati non sono stati assolti, ma il troppo tempo trascorso tra gli eventi e l’iter processuale ha fatto cadere i reati in prescrizione. Sono stati invece assolti Scredo Anna, Olivieri Giuseppe Augusto, Serrano Giuseppe e Serrano Salvatora poiché i crimini a loro contestati non sussistono. Prescritta anche la condanna ai danni di Michele Misseri per l’autocalunnia, mentre è stato assolto dalla presunta violenza sessuale perché il fatto non sussiste.

Fabio

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