Questo è stato il primo anno in cui è stato concesso ai genitori l’assegno unico per i figli, ecco cosa a cambia a partire dal 2023.
L’andamento non propriamente ottimale dell’economia italiana e la conseguente difficoltà lavorativa di milioni di persone, sono tra le cause dell’abbassamento del tasso di natalità nel nostro Paese. Se un tempo i giovani erano sicuri di poter trovare un lavoro per mantenere la propria famiglia, oggi la difficoltà nel trovare un impiego a tempo indeterminato e dunque una retribuzione che possa consentire il mantenimento di un figlio spinge le nuove generazioni a ritardare il momento in cui provare a creare una famiglia.
Dopo l’arrivo della pandemia, fenomeno globale che ha ulteriormente peggiorato la situazione economica degli italiani, il governo ha varato una serie di misure atte a contrastare la crisi. In ambito lavorativo ha concesso degli incentivi alle aziende per le assunzioni a tempo indeterminato, consentendo loro di non pagare i contributi a fini pensionistici per i primi 5 anni di contratto. Per quanto riguarda le famiglie in difficoltà, invece, ha varato l’assegno unico per i figli, una misura che unisce tutti i precedenti aiuti e che li potenzia nel tempo.
Adesso infatti, chiunque faccia domanda per avere l’assegno unico, riceverà un assegno mensile a partire dal settimo mese di gravidanza fino ai 21 anni di età del figlio. L’importo dell’assegno varia in base all’Isee della famiglia che lo richiede, dunque sarà maggiore per quelle famiglie che hanno dei redditi più bassi.
Assegno unico figli: ecco cosa cambia a partire dal 2023
La misura è stata accolta da buona parte degli italiani aventi diritto. A luglio 2022 sono stati erogati assegni per 9,1 milioni di figli e secondo le stime dell’Inps il numero dovrebbe crescere entro la fine dell’anno di altre 700.000 unità. Una platea di aventi diritto che è decisamente inferiore a quanto prospettato inizialmente e sulla quale il direttore dell’Inps Vincenzo Caridi ha detto al Corriere: “Alla fine, quindi, rispetto alla platea potenziale di 11 milioni, mancherebbe poco più di un milione. Pensiamo che, oltre a una parte che non presenterà la domanda, la platea sia stata un po’ sovrastimata”.
Dopo le difficoltà iniziali ed i ritardi, insomma, la misura dell’assegno unica è entrata a regime e l’Inps ritiene di poterla gestire in serenità come tutto il resto delle misure assistenziali. Caridi ha anche annunciato un cambiamento rispetto al programma originale, spiegando che tutti coloro che hanno fatto richiesta già quest’anno non si dovranno preoccupare di farlo il prossimo. Insomma se non vengono comunicati cambiamenti, gli aventi diritto che hanno fatto richiesta nel 2022 continueranno a ricevere l’assegno senza bisogno di rinnovare la richiesta del sussidio.