Alfredino, Emilio Fede si difende: “Non ho creato la tv del dolore”

Il racconto della vicenda di Alfredino è stata probabilmente l’esperienza più importante nella carriera di Emilio Fede. Ecco il ricordo del giornalista a 40 anni da quella tragedia. 

Emilio Fede ricorda come fosse ieri il giorno in cui annunciò all’Italia intera la notizia della tragedia di Vermicino. All’epoca era direttore del Tg1 “fresco di nomina”, racconta a NuovoTv, “nella riunione di redazione mi parlano di questo incidente a Vermicino e decido di mandare sul posto una telecamera mobile”. In quel momento Emilio Fede non poteva immaginare la lunga maratona che ne sarebbe seguita, né lo choc che avrebbe investito un paese intero.

La linea di Emilio Fede sul dramma di Alfredino

“Abbiamo seguito ininterrottamente tutta questa straziante vicenda – spiega Emilio Fede sempre a NuovoTv -, senza mai fermarci. Una storia che ha raccolto tanti tipi di sentimenti, dal dolore alle polemiche sui soccorsi non tempestivi e sulla stessa pressione mediatica”.

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Il giornalista ci tiene anche a mettere qualche puntino sulle “i”. “Mi hanno accusato di aver dato il via alla tv del dolore, ma in realtà quella doveva essere una storia di speranza, perché sembrava che il bimbo si potesse salvare. All’epoca mi chiamò Maccanico, il segretario di Stato, per dirmi di non spegnere le telecamere sul posto, proprio perché stava arrivando il presidente della Repubblica”. E tanto basta a rendere l’idea del rilievo che la vicenda ha subito assunto a livello nazionale.

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“E’ vero – ammette infine Emilio Fede – con quella diretta è cambiata la storia della tv, ma non è stata portata avanti certo per fare spettacolo. Tutti abbiamo sperato. Dal tentativo di Angelo Licheri, che si è calato a testa in giù nel pozzo, a quello del contorsionista del circo, Denis Rock. Non dimenticherò mai la voce del piccolo Alfredino che gridava né, all’improvviso, quel devastante silenzio che ci ha avvolto tutti”.

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