Non c’è pace per Alex Zanardi: il campione è stato portato via dalla sua villa di Noventa Padovana e trasferito in un centro medico a Vicenza. Ecco cos’è successo.
Pomeriggio di paura per Alex Zanardi e la sua famiglia, ai quali la cattiva sorte sembra non dare tregua. Il campione, impegnato in un lungo e difficile percorso di riabilitazione dopo il grave incidente di cui è stato vittima nel giugno di due anni fa nel corso di una manifestazione di handbike in Toscana, è stato portato nello stesso reparto di riabilitazione dell’ospedale San Bortolo in cui era già stato ricoverato.
Una nuova brutta grana per Alex Zanardi
Ieri pomeriggio un incendio è divampato sul tetto della villa di Alex Zanardi a Noventa Padovana. Ad andare a fuoco, nell’abitazione su due piani dell’ex campione di automobilismo, è stato l’impianto fotovoltaico: per fortuna l’immediato intervento dei vigili del fuoco ha circoscritto nell’arco di poco tempo il rogo, evitando che le fiamme si propagassero al resto dell’abitazione.
Per il momento risulta che l’incendio non abbia causato danni gravi alla villa, a parte ovviamente l’impianto fotovoltaico, ma i familiari dell’ex pilota di Formula 1, che tuttora vive attaccato a sofisticati macchinari, hanno optato in via precauzionale per il trasferimento in un centro medico attrezzato a Vicenza. E si tratterebbe dell’ospedale San Bortolo, la stessa struttura in cui, dalla fine di aprile 2021, Zanardi è stato ricoverato per diversi mesi.
Una nuova sfida da superare, dunque, per Alex Zanardi, che dopo l’incidente del 19 giugno 2020 contro un camion sulla Statale 146 nei pressi di Pienza, sta lottando come un leone, con tutte le difficoltà e le complicazioni del caso. Nel grave impatto, durante una tappa della staffetta di Obiettivo Tricolore di handbike, il campione ha riportato ferite gravissime alla testa, restando in coma farmacologico fino a gennaio dello scorso anno.
La vicenda ha avuto naturalmente anche un seguito giudiziario. Nel luglio scorso il gip di Siena ha disposto l’archiviazione dell’indagine avviata dopo l’incidente, accogliendo la richiesta della Procura. L’inchiesta vedeva come unico indagato il conducente del camion, accusato di lesioni colpose. Ma il giudice ha escluso che vi sia stato un nesso causale tra la presenza del camion e il drammatico scontro. Secondo le conclusioni cui sono giunti i consulenti nella perizia disposta dai pm, lo sconfinamento della mezzeria da parte del camion era “inferiore ai 40 cm” e dunque “minimo stante il tipo di mezzo e la strada percorsa”.