Un delitto efferato e una giovane ragazza morta in circostanze ancora non chiare: l’omicidio di Garlasco avveniva quindici anni fa.
La cronaca nera italiana è ricca di delitti efferati, omicidi non ancora risolti e cold case clamorosi. Tra questi, il delitto di Garlasco è sicuramente uno dei più noti e conosciuti. La puntata di questa sera 24 maggio de “Le Iene” ne ripercorrerà i punti salienti e le principali svolte nelle indagini di questo triste e dolorso caso che, quindici anni fa, ha diviso l’opinione pubblica e ha lasciato una ferita indelebile.
La morte di Chiara Poggi è stato uno vero shock per tutti: ventiseienne laureata in economia e commercio, Chiara è stata brutalmente ammazzata il 31 agosto del 2007 e il caso è diventato un vero e proprio boom mediatico, anche in seguito all’individuazione di Alberto Stasi come unico colpevole, condannato per omicidio dalla corte di cassazione. Ma vediamo in dettaglio la ricostruzione dei fatti.
I fatti delittuosi sono avvenuti presumibilmente tra le 9 e le 9 e 30 del mattino del 31 agosto 2007. Chiara Poggi, laureata in economia e commercio, si trovava nella villetta di famiglia di Garlasco, in provincia di Pavia quando è stata brutalmente uccisa colpita con un oggetto mai identificato ma probabilmente un martello. Chiara si trovava in pigiama, dunque gli inquirenti hanno stabilito che conoscesse l’assassino, a cui ha anche aperto la porta, segno che si fidava di lui.
L’unico sospettato dalla polizia era Alberto Stasi, il fidanzato di Chiara, che quella mattina si trovava sulla scena del crimine. Fu lui, infatti, a chiamare i soccorsi. Ad insospettire gli inquirenti, tra le altre cose, anche le scarpe eccezionalmente pulite del ragazzo, come se fossero state lucidate a dovere poco tempo prima. Questo particolare, sommato a diverse incongruenze nei racconti del ragazzo, spinsero gli inquirenti ad accusarlo dell’omicidio della fidanzata. Il processo a Stasi fu lungo e difficoltoso, con una grandissima attenzione da parte della stampa, dei media e dell’opinione pubblica.
Erano in molti a pensare che non vi fossero reali prove per accusare con certezza Stasi di omicidio, ma alla fine, corte di cassazione ha definitivamente confermato la sentenza della corte d’appello di Milano, condannandolo a 16 anni di reclusione. Il movente stabilito è un momento di rabbia incontrollata da parte di Stasi. Nonostante le richieste di revisione da parte di Stasi, finora la sentenza è sempre rimasta invariata. Questa sera a Le Iene un servizio a lui dedicato.
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