Aida Yespica ha confidato in una recente intervista il dramma personale che sta vivendo e la tormenta ormai da due anni.
Siamo abituati a vedere la bellissima Aida Yespica con il sorriso sul volto. La modella deve farlo per mestiere e di certo non può fare vedere durante uno shooting o il lavoro in televisione che la sua vita personale non sta andando come desidererebbe. Già lo scorso anno la modella aveva parlato di quanto la facesse soffrire il fatto di non poter passare il Natale insieme al figlio Aron.
Il ragazzo vive a Miami con il papà Matteo Ferrari, ex calciatore che adesso gestisce un’accademia di calcio nella città americana. Aron vi si è trasferito quando aveva 7 anni in seguito ad una decisione concordata dai genitori. Aida era stata vittima di una truffa che le aveva svuotato il conto in banca ed ha deciso di fare trasferire il figlio dal padre per permettergli di continuare ad avere un’istruzione di primo livello ed uno stile di vita agiato.
Una decisione che è stata presa prima che l’ex calciatore decidesse di chiedere l’affido esclusivo del figlio ingaggiando una lotta legale con la madre. Per fortuna in tribunale Aida ha avuto la meglio e ancora oggi il figlio è in affido congiunto. Ciò nonostante sono due anni che la modella non lo può vedere a causa del Covid.
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Aida Yespica, parla del suo dramma: “Non posso vedere mio figlio da due anni”
Non appena i rapporti con l’ex si sono sistemati, a mettersi tra lei ed il figlio è stata la pandemia. Lo scorso anno le frontiere degli Usa erano bloccate per evitare la diffusione del contagio. Adesso che i vaccini sono largamente diffusi la misura di sicurezza è stata tolta, ma per lei è ancora vietato l’ingresso negli USA.
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Intervistata da ‘Nuovo‘, Aida Yespica spiega che si tratta di una questione burocratica. Essendo lei venezuelana, per entrare negli Stati Uniti ha necessità di un visto e le è stato comunicato che non potrà ottenerlo prima del marzo 2022: “Ci vuole tanta forza – confida a Nuovo – perché non è facile stare lontana dal proprio figlio. Per fortuna ci sono le videochiamate; ma certo non è come avere il contatto fisico di cui ha bisogno una mamma”.